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Roberta, tra Portogallo, Regno Unito e Australia

Dopo sei lunghi mesi

CASTEDDU Abroad

torna finalmente per raccontarvi la vita

di tanti sardi

uomini e donne

giovani e meno giovani

che

per curiosità o necessità

hanno deciso di salutare

l'isola più bella del mondo

la Sardegna

a medio o lungo termine

per intraprendere esperienze

universitarie o professionali

in giro per il mondo.

Con grande piacere

oggi vi parlerò di Roberta

Siottina come me

che mi ha fatto innamorare del Portogallo

affascinante e seducente come il fado

di Lisbona e di Sintra

di Alfama e del Castelo da Pena

di Praça do Comercio e della Torre di Belem

del baccalà e della ginjinha

dei pastel de nata o pastel de Belém

delle rive del Tago e della Baixa

dei tram e dell'elevador de Santa Justa

Saudade!!!

Un mix di malinconia e nostalgia...

1.Ciao Roberta, parlaci un po’ di te…

Ciao Cinzia, mi chiamo Roberta e ho 28 anni.

Il mio background accademico è un po’ singolare. Sono cresciuta convinta di voler intraprendere la carriera giuridica ma a 19 anni, in preda alla confusione post diploma, mi sono resa conto che non era quello che davvero volevo. Mi sono iscritta in Scienze della Formazione Primaria (laurea magistrale a ciclo unico) e a 22 anni, durante il mio terzo anno, sono partita per fare l’Erasmus a Coimbra. Penso sia stata l’esperienza più intensa della mia vita, ed è stata anche l’esperienza che ha messo in dubbio il mio futuro professionale come insegnante.

I primi mesi a Coimbra sono stati traumatici dal punto di vista linguistico, non riuscivo ad esprimermi come volevo, non parlavo e non capivo il portoghese. Durante le lezioni mi sentivo inadeguata. Parlavo solo in inglese e non riuscivo a partecipare attivamente alle discussioni con i colleghi e con i professori, mi chiedevo chi me lo avesse fatto fare. Adesso mi chiedo come si possa non fare l’Erasmus. A 22 anni ho capito che l’insegnamento non era quello che volevo per il mio futuro. Mi resi conto che questa scelta universitaria era stata dettata dalla fretta più che da una vera motivazione. Dopo un anno passato a Coimbra, tra esami e tirocini in due scuole diverse, decisi di tornare a Cagliari per completare il mio percorso. Mi sono laureata a 23 anni con la consapevolezza e la certezza di non voler continuare in quell’area. Tre mesi dopo decisi di tornare in Portogallo per iniziare una specialistica in Comunicazione, Media e Giornalismo.  La lingua non era più un problema e avevo bisogno di una nuova sfida.

 

2. Quando e perché hai deciso di salutare la Sardegna?

Sono andata via dalla Sardegna quando avevo 22 anni, dopo i primi anni universitari iniziai a sentirmi chiusa in una scatola. Avevo bisogno di provare nuove emozioni. La vita universitaria a Cagliari mi stava annoiando e così decisi di fare la domanda Erasmus. Mi ricordo ancora l’euforia di quei momenti, la consegna dei documenti, il ricercare informazioni sulla città che mi avrebbe adottata. Penso sia, ancora oggi, la scelta più azzeccata che abbia mai fatto in tutta la mia vita.

Ho vissuto quattro anni in Portogallo e adesso sono da quasi due a Londra. Quando vivevo in Portogallo non volevo mai tornare in Sardegna, non perché non mi mancasse ma perché non riuscivo a staccarmi dal Portogallo. Penso di non poter spiegare con le parole le emozioni che ho vissuto in quegli anni. Quello che provo era ed è ancora oggi un amore incondizionato.

In un muro di Lisbona, ad Alfama, vi è una scritta: “Mais que a tentação, és a minha liberdade”, cioè “Più che la tentazione, sei la mia libertà”. Questa frase esprime esattamente i miei sentimenti verso il paese che mi ha adottata per quattro anni, la mia libertà.

Da quando sono a Londra torno a casa circa ogni due mesi, qui provo emozioni decisamente contrapposte, ho bisogno di fermarmi e prendere fiato ogni tanto, ogni-tanto-spesso. Ho bisogno di disintossicarmi da Londra ogni due mesi circa. La vita qui è in costante movimento. Non ci si ferma un attimo. Non si ha il tempo.  Non rimpiango di essere venuta qui, anzi, penso che Londra sia la chiave di volta del mio percorso professionale. So, però, con certezza che non è il posto dove starò per il resto dei miei giorni. La vita scorre veloce qui, a me piace godermi ogni attimo. A Londra non hai tempo per viverti la vita con calma. E questo è quello che più mi manca della Sardegna, lo scorrere lento del tempo. Il vedersi con un amico per un caffè senza dover attraversare la città e passare un’ora nei trasporti pubblici. La gentilezza delle persone che hanno tempo. Questo è quello che mi manca, sia della Sardegna che del Portogallo.

 

3. Tra Coimbra e Lisbona…

La mia vita universitaria diciamo che è iniziata quando mi sono trasferita a Coimbra. Da quando ho imparato a gestirmi da sola, insomma. L’università è molto diversa rispetto all’Italia. Durante la specialistica eravamo una classe di 30 studenti divisi in due gruppi da 15. Ogni mese circa avevamo presentazioni e lavori da esporre alla classe, si lavorava sempre in gruppi di 3, massimo 4 studenti.

Le classi da 200 persone, le bancate rumorose alla fine dell’aula, gli esami da dare ogni sei mesi o una volta all’anno, erano un ricordo lontano.

Durante il mio anno Erasmus ho impiegato circa 4 mesi a capire e ad iniziare a parlare in portoghese. Mi sentivo in imbarazzo, mi vergognavo dei miei errori grammaticali, la vedevo come una cosa impossibile. Adesso è la mia seconda lingua. La specialistica e il lavoro da Vogue mi hanno aiutato tanto. Il fatto che dovessi scrivere ogni giorno email, articoli e interviste mi è stato di grande aiuto.

L’opportunità di lavorare da Vogue, a Lisbona, mi è stata data grazie all’Università, opportunità che in Italia avrei visto come impossibile. Ho imparato tanto, ho capito come si lavora in un contesto del genere, ho imparato molto di più sulla moda, sui social media, sulla fotografia. Ma, come si sa, la moda è un ambiente molto complicato. È sempre stato il mio sogno, adesso a Londra mi occupo di altro, e non penso di voler tornare indietro. Ma ho amato l’esperienza da Vogue e ho amato Lisbona, la amo tutt’ora. Radiosa, cosmopolita, turistica, tra l’antico e il moderno. Lenta. Tutto quello che cerco nella mia città ideale. Il costo della vita è basso rispetto ad altre capitali europee. Lì pagavo 270 euro al mese per la mia stanza (tutto incluso), ma sono a conoscenza che adesso i prezzi sono aumentati. Io ho vissuto lì tra il 2014/2015, quando i prezzi erano più bassi rispetto ad ora e il Portogallo non aveva ancora avuto il boom turistico che sta avendo adesso. Con il fatto che molti turisti lo stiano “scoprendo” solo adesso i prezzi nella capitale sono decisamente più alti.

Coimbra, invece, era addirittura più economica. Non ho mai pagato più di 200 euro al mese, spese incluse, per una stanza (e 200 euro a Coimbra erano tanti) e il costo della vita è basso. È il paradiso degli studenti. Il paese dei balocchi.

 

4. Dal Portogallo al Regno Unito, perché?

La mia decisione è stata dettata principalmente dalla lingua. Dopo tre ininterrotti anni di portoghese il mio inglese era più che arrugginito. Avevo bisogno di parlare in inglese, mi sentivo incompleta. Il mio curriculum era incompleto. E poi avevo il Regno Unito in mente da un po’. Prima di tornare in Portogallo per iniziare la specialistica ero indecisa tra Portogallo e Londra, quindi era un’idea che mi fluttuava in testa già nel lontano 2013. Idea che si concretizzò tre anni dopo, appunto, all’inizio del 2016.

E adesso sono qui.

Londra. Come descriverla. Imponente. Superba. Accattivante. Una città che ti dà tanto e ti toglie tanto. Ti toglie tempo, energie, pazienza. Si trattiene la tua anima. Però, se sfruttata come si deve, può offrirti tanto. Ho iniziato la mia avventura qua lavorando in una galleria d’arte e in hospitality. Lavoravo nella galleria durante i miei giorni off come part-time, ma era diventata una situazione ingestibile e ho dovuto sacrificare il lavoro part-time in galleria. Fisicamente non ce la facevo. Per più di sei mesi quindi lavorai come full-time in un pub in Central London, ad Oxford Street. Una delle esperienze più divertenti della mia vita. E mi dispiace non essermelo goduto come avrei dovuto al tempo, perché lo consideravo solo un lavoro provvisorio e invece è stato un lavoro che mi ha fatto crescere tanto e mi ha dato la possibilità di migliorare il mio inglese.

Dopo il pub ho iniziato a lavorare in un hotel, Le Meridien Piccadilly, dove lavoro tutt’ora, da un anno. Mi occupo di prendere bookings per il ristorante, promozioni ed eventi. È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere tantissimo, sono stati due anni significativi quelli passati a Londra, ma adesso ho bisogno di qualcosa di nuovo.

Nuove emozioni. Una nuova avventura.

 

5. Non c’è due senza tre. C’è un’altra isola che ti aspetta, questa volta molto più grande della Sardegna e del Regno Unito. Mi sbaglio?

Di isola in isola. Ho scelto di iniziare la mia nuova avventura in Australia perché, come dicevo prima, sono stanca e un po’ esasperata da Londra. Quando un posto non riesce a darti più emozioni significa che è arrivato il momento di cercarne un altro. Per questo motivo ho pensato all’Australia. L’idea è nata parlando con Valentina, una delle mie coinquiline. Non facevamo che lamentarci ogni giorno di Londra, del tempo che passava troppo velocemente, della corsa costante lavoro-casa-lavoro, del non riuscire ad avere tempo e spazio per noi stesse, per nuove conoscenze, nuove attività, nuove ispirazioni. E abbiamo iniziato a fantasticare sul dove poter andare, e così abbiamo maturato insieme l’idea dell’Australia. Da lì ne abbiamo parlato con Roberta (si chiama Roberta anche lei), l’altra nostra coinquilina, che stava manifestando a sua volta sentimenti di insofferenza verso Londra e adesso eccoci qua. Tutte e tre pronte per questa nuova avventura insieme. Con il visto in mano e un mese per lasciare Londra e goderci tutto quello che ci può offrire fino all’ultimo. Per chi ha la cittadinanza italiana e meno di 31 anni ottenere il visto per l’Australia non è complicato. Bisogna armarsi di £260 – in euro 290 circa -, passaporto e pc per compilare una form online sul sito del governo australiano. Tra la compilazione online e l’email di conferma per comunicarci che avevamo ottenuto il visto è passata circa mezz’ora.

 

6. Cosa pensano i tuoi amici e soprattutto la tua famiglia del tuo continuo “vagabondare”?

La mia famiglia e i miei amici penso si siano rassegnati al mio continuo vagabondare.

“L’importante è che non ti trasferisci per sempre in Australia!” -mi dicono scherzando, ma in realtà non scherzano.

Molto spesso le persone commentano i miei spostamenti con “che coraggiosa!” oppure “beata te, sei fortunata!”. Non penso di essere coraggiosa né tantomeno fortunata. Voglio semplicemente rendermi felice. Non voglio avere rimpianti e l’unico modo per non averlo è fare quello che fa stare bene il nostro spirito. Mi piace esplorare, imparare nuove lingue e conoscere nuove culture, voglio farlo finché ne ho l’opportunità e le capacità. Non sono fortunata perché la fortuna in questi casi non c’entra, la volontà, lo spirito di sacrificio e la determinazione sì.

 

7. Perché, a tuo avviso, tantissimi sono i sardi che decidono di salutare l’Italia? Crisi, curiosità…?

Penso che i ragazzi, come me, che hanno deciso di lasciare l’Italia lo abbiano fatto per diverse ragioni. Non solo dovute alla crisi economica ma anche generazionale. Penso che sia la “malattia” della nostra generazione, nata in quello sprazzo di tempo prima dell’irreversibile era tecnologica: il cercare continuamente di arricchirsi viaggiando, esplorando, imparando ogni giorno da posti nuovi e da persone che provengono da contesti culturali diversi dal nostro. Si parte per curiosità, necessità, per cercare di migliorarsi. Migliorare il proprio curriculum e dare spessore e forma alla propria vita. È questo quello che cerchiamo. Appagare la nostra ambizione con esperienze lontane dalla nostra Comfort Zone e appagare la nostra curiosità con i viaggi.

 

8. Pensi di tornare in Sardegna? Perché?

Non penso al futuro per adesso.

 

9. Quanto ha influito il tuo percorso universitario per trovare lavoro?

Penso che entrambi i miei percorsi universitari a loro modo abbiano influito sulla mia carriera. Non penso che avrei avuto le stesse competenze amministrative e le stesse capacità di comunicazione verbale e scritta che ho adesso se non avessi intrapreso quel tipo di strada.

 

10. Cosa hai imparato durante questi anni all’estero?

Durante questi anni all’estero a parte tre nuove lingue, a cavarmela da sola e a relazionarmi con persone provenienti da tutto il mondo… Niente di speciale.

Ironia a parte, ho imparato che l’intesa e la complicità non è una questione di lingua e Paese, ho imparato che ogni Paese ha i suoi pro e i suoi contro e che non esiste il Paese perfetto, ho imparato che più viaggio, più voglio viaggiare, ho imparato a convivere con la Saudade avendo gli affetti lontani e mi sono abituata a veder amici tornare nelle proprie città dall’altra parte del mondo con il “coração apertadinho”.

Ma soprattutto ho imparato a selezionare di più e a circondarmi solo di ciò di cui ho veramente bisogno per stare bene ed essere felice. Ho imparato ad essere più “minimalista”.

 

Pelle d'oca...

Un super augurio per questa nuova avventura Roby

e tantissimi complimenti per il percorso intrapreso fino ad oggi

sei un esempio per me e per tanti!!!

A prestissimo spero...

Ginevra & Londra, 19.11.2017

Cinzia & Roberta

Marco, dalle petroliere alla Carnival Cruise Line

CASTEDDU ABROAD

torna in America

questa volta a bordo 

della Carnival Cruise Line

leader nel mondo delle crociere.

Marco

ci racconterà la sua storia

le difficoltà e le paure

ma anche la soddisfazione e la fortuna

di lavorare a bordo di una nave

dalle petroliere nell' Oceano Indiano

alle crociere in Florida

tra l'Oceano Atlantico e il Golfo del Messico.

  • Ciao Marco, parlaci un po’ di te...

Ciao sono Marco, ho 30 anni e vengo da Cagliari. Mi sono diplomato all’istituto tecnico nautico “Buccari” di Cagliari come allievo Ufficiale di Macchina sotto consiglio di mia nonna e di mio padre, in quanto alcuni parenti di mia nonna erano comandanti della Marina. Avevo deciso di non imbarcarmi subito dopo il diploma, ma di intraprendere un altro percorso, ritrovandomi poi a vivere a Catania. A 24 anni, guardando le foto pubblicate su Facebook da un mio amico che navigava sulle navi petroliere, ho deciso che anche io avrei voluto navigare e viaggiare proprio come faceva lui. A quel punto, l’ho contattato per avere tutte le informazioni necessarie e dopo essermi rivolto anche alla Capitaneria di Porto, ho svolto tutti i corsi necessari e ho iniziato a mandare Curriculum alle compagnie di navigazione italiane. Il primo imbarco l’ho fatto a bordo di una bulk carrier partendo da Genova per poi andare ad Ancona, in Ucraina, a Shanghai e  a Port Kembla, vicino a Sidney.

  • So che lavori per la “Carnival Cruise Line”, il marchio principale del gruppo crocieristico statunitense. Posso sapere qualcosa sul tuo incarico al suo interno?

Esatto, lavoro per la Carnival Cruise Line, leader nel mondo delle crociere. Ho iniziato circa 7 mesi fa, mandando il mio Curriculum tantissime volte, visto che da quando ho iniziato a navigare ho sempre desiderato lavorare per loro. Una volta aver passato la selezione, ho dovuto investire un po’ di soldi per fare dei corsi e specializzarmi anche nel campo delle navi passeggeri. E’ un lavoro che amo tantissimo e che consiglio sempre, ma non è per niente facile. Per chi volesse intraprendere questa carriera come ufficiale, deve diplomarsi al nautico scegliendo tra i due dipartimenti, Coperta o Macchina. Una volta diplomato, bisogna iscriversi alla “gente di mare” presso una Capitaneria di Porto e una volta ottenuto il numero di matricola, bisogna fare tutti i corsi obbligatori per poter imbarcare. Conclusi i corsi, ci si registra in capitaneria e si inizia a mandare il curriculum alle compagnie di navigazione preferite. Prima di diventare ufficiale, bisogna aver concluso un periodo totale di 12 mesi di navigazione come Allievo Ufficiale e per concludere, è necessario sostenere un esame presso le Direzioni Marittime. Vivere a bordo non è facile, lontano dalla famiglia, dai tuoi amici, dalla tua città. E’ come se avessi due vite, una a casa e una a bordo, solo che quella a bordo la viviamo circa 8 mesi all’anno. Con questo lavoro si rinuncia praticamente a tutto, alla pizza con gli amici o con la famiglia, alle chiacchierate di ore e ore con gli amici più cari. A bordo ci possiamo concedere una telefonata su skype o qualche messaggio, lo stretto indispensabile per avere qualche novità dai miei cari, ma volente o nolente, senza neanche accorgertene, i tuoi rapporti stanno cambiando con tutti e quando torni a casa non sei più la stessa persona partita 4 mesi prima. Lì capisci che tu cambi, i tuoi cari cambiano, la tua città cambia, inevitabilmente i rapporti cambiano. Ho avuto la possibilità di lavorare a terra, ma ho preferito non proseguire perchè il mio lavoro non ha solo aspetti negativi ma ha anche molti aspetti positivi. Oltre allo stipendio più alto rispetto alla media, il lavoro trasmette emozioni a parer mio uniche: non appena si parte dall’Italia, quando si sbarca in una nuova città, conoscere tantissime persone di nazionalità e culture diverse, o ancora l’emozione per un collega in partenza, senza sapere se lo si rivedrà in futuro, ma che è stato come un fratello per alcuni mesi.

Le ore di lavoro, soprattutto per noi Ufficiali, sono molto variabili. Il ponte di comando e la sala macchina devono essere presidiati 24 ore su 24, motivo per il quale lavoriamo un minimo di 10 ore al giorno, compresa la notte. Non abbiamo giorni liberi, lavoriamo 7 giorni su 7, ma trascorriamo periodi a bordo di 4 mesi seguidi da 2 mesi di vacanza. Per fortuna a bordo abbiamo tutto, Internet, palestre, Tv, Bar. A mio avviso, l’elemento essenziale è il rapporto con i colleghi: bisogna cercare di instaurare un buon rapporto con tutti, collaborando sempre, anche perchè siamo tutti sulla stessa Nave. L’aspetto sentimentale è uno dei lati negativi di questo lavoro, principalmente perchè se hai la fidanzata in Italia, non hai la possibilità di vederla spesso e, come ti ho anticipato prima, i rapporti con la distanza inevitabilmente cambiano. Per fortuna ci tiriamo sù scendendo a terra nelle diverse località che visitiamo, e lì possiamo essere turisti anche noi per qualche ora.

Questo venerdì partirò per la Florida, andrò con l’aereo a Tampa dove prenderò la nave e da lì visiterò i Caraibi, Cuba, Panama e di nuovo Tampa. Sono tutte navi molto grandi, quella dove andrò io, una delle più piccole della flotta, misura circa 260 metri e ospita circa 2500 passeggeri più 1000 persone di equipaggio... un equipaggio di tutte le nazionalità, italiani, olandesi, tedeschi, spagnoli, filippini, indiani, indonesiani, cinesi, giapponesi, thailandesi, sudafricani, americani, colombiani.

Trattandosi di navi da crociera per far divertire i passeggeri, a bordo abbiamo tantissime figure professionali, cuochi, camerieri, ballerini, animatori, medici, infermieri, bagnini, musicisti, fotografi e ogni ruolo viene seguito dal proprio dipartimento. Tra i requisiti richiesti vi è sicuramente saper parlare correttamente la lingua inglese, richiesto a tutto il personale, poi i requisiti cambiano a seconda del dipartimento e della posizione che si ricopre.

Cinzia, non ti so dire se sia facile trovar lavoro all’interno delle Crociere, per noi Ufficiali in generale no, ma abbiamo investito veramente tanto tempo e molti soldi per avere tutte le certificazioni obbligatorie. I contratti cambiano in base alla posizione ricoperta, per gli Ufficiali hanno una durata di circa 4 mesi, per i camerieri circa 6.

 

  • Vivere e lavorare nello stesso ambiente non è per niente facile. Mi vien da dire quasi impossibile se a questo si aggiunge il fatto che non hai la possibilità di farti una camminata in montagna, una partita a basket, un aperitivo guardando il tramonto sul lago, nelle poche ore di riposo.  Vivi e lavori a bordo, nell’oceano, wow. Non ti senti, come dire, in “prigione”?   

Sicuramente non posso arrivare in ritardo a lavoro usando la scusa che c’era traffico!!!

No, assolutamente! Non mi sento in carcere perchè le navi da crociera sono delle “città galleggianti”, l’unica cosa a cui siamo costretti a rinunciare sono la famiglia e gli amici. Durante le ore libere siamo liberi di andare in palestra, in ristorante, al bar, o ancora di scendere a terra.

Rinuncio al tramonto sul lago, questo è vero, ma ho la possibilità di guardare il tramonto sull’oceano e di godermi il cielo stellato al buio totale. Ti assicuro che, praticamente impossibile a terra, a bordo invece si riesce a vedere ad occhio nudo anche la stella più piccola. Una vera magia!

 

  • L’esperienza con la Carnival è relativamente recente. Mi dicevi che sono già sei anni che vivi all’estero, lavorando soprattutto sulle petroliere. Spiegami meglio...

Sì, vivo a Cagliari, lì ho la residenza e il domicio, ma passo la maggior parte della mia vita a bordo di una nave. Ho iniziato la mia carriera come Allievo Ufficiale sulle petroliere, un mondo completamente diverso dalle crociere. Imbarcavo su navi di 250 metri che trasportavano 100 000 metri cubi di carburanti, con un equipaggio di circa 24 uomini, spesso senza internet, per viaggi molto lunghi, fino a 40 giorni di navigazione. In queste navi ho imparato davvero tanto, mi sono formato sia professionalmente che caratterialmente. E’ una vita molto più complessa di quella in crociera, nelle petroliere si impara a vivere senza nulla, senza parlare con la famiglia e con gli amici per settimane... durante il tempo libero guardavo un film, mi allenavo in palestra o facevo karaoke con colleghi. C’erano giorni in cui avevo nostalgia di tutto, sembrerà strano, ma mi mancava anche stare in mezzo al traffico cittadino. Le petroliere sono navi che molti evitano anche per i viaggi rischiosi che affrontano. Purtroppo in Italia non ne parla nessuno, ma nell’Oceano Indiano la pirateria è una realtà ancora molto diffusa. Trascorrevo giorni e giorni di navigazione con l’ansia e la paura. Alcune volte abbiamo avuto la fortuna di avere a bordo “Il Battaglione San Marco” della Marina Militare Italiana, con il quale ci sentivamo più al sicuro, ma tante altre volte non avevamo nessuno e speravamo solamente di non incrociare i pirati.

 

  • Dicono che io sia una “giramondo”, sicuramente perchè non hanno ancora conosciuto la tua storia. Tra i tanti viaggi, sei stato per tre mesi a Singapore. Mi sbaglio?

Singapore è la città nella quale ho vissuto più a lungo, essendo una delle città con più movimenti navali al mondo. E’ una città-Stato bellissima, pulita, ordinata, con una popolazione dalle diverse nazionalità, americani, cinesi, filippini, australiani ecc. Sono stato lì per 7 mesi, ovviamente a bordo ma con la possibilità di scendere dalla nave e visitarla. E’ molto cara, offre fermate del bus con aria condizionata, aree riservate ai fumatori, strade enormi assolutamente perfette. Il costo della vita è molto elevato, ma offre davvero molte possibilità di lavoro e tantissimi servizi.

 

  • Australia, Bahamas, Caraibi, Colombia, Cina, Emirati Arabi, Florida, Germania, Grecia, India, Inghilterra, Malaysia, Olanda, Russia, Singapore, Spagna, Thailandia, Turchia, Ucraina, . Ma quanto hai viaggiato? Che invidia!

Sono tutti Paesi che ho visitato esclusivamente per lavoro. Tra tutti, quello che probabilmente mi ha colpito di più, è stato l’Australia: pulita, ordinata e non troppo trafficata, con una popolazione molto cordiale e disponibile. Gli Emirati Arabi sono un altro Paese che mi ha colpito particolarmente, è impressionante come città bellissime possano nascere in mezzo al deserto, tuttavia non ci vivrei mai per il troppo caldo e il vento che, tra sudore e sabbia, ti fa diventare una cotoletta. Anche la Thailandia mi è piaciuta tanto, ma le condizioni igieniche sono assolutamente scarse. Il ristorante in cui avevo cenato, lavava i piatti in strada all’interno di bacinelle in plastica. Le Bahamas sono spettacolari, mare cristallino, sabbia che sembra farina, sì simile al paradiso, ma sinceramente l’unico paradiso sulla terra è, a mio avviso, la Sardegna.

 

  • Il lavoro ti permette di tornare in Sardegna di tanto in tanto?

Sì, ogni 4 mesi di lavoro posso trascorrere 2 mesi in ferie a casa, salvo emergenze. Sono molto nostalgico della Sardegna, mi manca davvero tutto, i sardi, il mare, i paesaggi, il Campeggio L’ultima Spiaggia, il Poetto, Cagliari, i locali e la vita notturna, la brezza che si sente la sera, ma soprattutto mia nipotina. Ho parlato delle Bahamas prima, ma ti assicuro che la Sardegna è molto più bella, è un’emozione unica!Ogni volta che riparto per la mia famiglia non è facile, ma lo è soprattutto per me, nonostante sia io ad aver scelto questa vita. Ogni qual volta sono in partenza e devo salutare tutti l’ansia, la malinconia, la tristezza si ripresentano. Cerco di godermi ogni singolo giorno assieme alle persone a me care, di prendere tante foto con ciascuno di loro così, quando mi sentirò solo, potrò rivederle e sentire meno la distanza.

La mia famiglia e i miei amici hanno un difetto, sono i migliori e sentire la loro mancanza è inevitabile.

 

  • Ad oggi quali sono le tre cose più importanti che hai imparato?

-Viaggiare perchè ti permette di scoprire usi, costumi e piatti tipici nuovi.

-Socializzare con tutti, indipendentemente dal colore, religione, nazionalità, ti da la possibilità di scoprire tantissime culture.

-Essere indipendente, non è facile uscire di casa e andare dall’altra parte del mondo completamente da solo.

 

  • Cosa consigli a chi vuole intraprendere una esperienza come la tua?

Non è per niente facile, ma come diceva George Clooney nel film “Tra le nuvole”, la vita è come un bagaglio, se ci mettete dentro tutta la vostra vita (famiglia, amici, luoghi, ricordi, la casa, la macchina, ecc) il vostro bagaglio diventa pesantissimo, e portarlo sarà una sofferenza, invece mettendoci solo le cose veramente importanti come la famiglia e gli amici, il bagaglio sarà molto più leggero e di conseguenza la distanza sarà meno dolorosa. Per chi non riesce a far questo, consiglio allora di partire solo in vacanza, a breve termine, ma l’importante è viaggiare.

 

  • Progetti per il futuro? Tornerai in Sardegna per cercare il lavoro della tua vita?

Ora come ora non vorrei assolutamente cambiare lavoro, magari più avanti se dovessero cambiare le mie priorità potrei anche pensarci, ma per ora preferisco la nave. Ho un progetto e spero di poterlo realizzare presto: mi piacerebbe aprire un B&B, ma prima devo pensare a salire di grado come Ufficiale, e allora il mio progetto lo realizzerò.

Ciascuna intervista mi ha regalato emozioni

difficili da esprimere.

Ho cercato di immedesimarmi con ognuno di loro

con ciascun sardo che

come me

ha deciso, spesso a malincuore,

di salutare il nostro paradiso,

la nostra famiglia, gli amici di una vita,

la Sardegna.

La prima volta che ho letto l'intervista a Marco

il suo racconto

mi è venuta la pelle d'oca

gli occhi improvvisamente lucidi

è stato inevitabile immedesimarmi

ancor di più perchè più volte

negli ultimi tempi

ho pensato di mandare il CV nella stessa compagnia

in cui lui lavora.

Marco 

grazie di cuore

per il tuo tempo e la tua testimonianza

un grosso in bocca al lupo per il tuo progetto

e congratulazioni

per le parole che hai usato

per le emozioni che trasmetti

per la giusta attenzione che dedichi

ai piccoli regali della vita

le stelle, il karaoke, i colleghi

la tua famiglia, tua nipotina...

e poi l'ansia e le paure

che hai dovuto superare

per un problema al quale 

ancora oggi

non si da la giusta attenzione,

la pirateria.

Marco, congratulazioni

e ancora grazie!

A prestissimo,

Cinzia & Marco

Ginevra & Tampa, 29 05.2017

Sara, tra Cracovia e Wroclaw per studio e lavoro

CASTEDDU Abroad

continua nel suo obiettivo:

farvi fare il giro del mondo

attraverso il racconto 

di giovani sardi

che hanno deciso,

spesso a malincuore,

di salutare la Sardegna

la famiglia, gli amici e le tradizioni,

la buona cucina,

l'acqua cristallina e temperature miti tutto l'anno

per crescere personalmente e professionalmente.

Oggi vi porto in Polonia

a Wroclaw e a Cracovia

città nelle quali 

Sara

studia e lavora.

  • Ciao Sara, parlaci un po’ di te...

Ciao Cinzia e ciao a tutti! Sì, mi chiamo Sara, ho 27 anni e sono cresciuta a Serramanna, un paese vicino a Cagliari. La prima volta che ho pensato di partire all’estero avevo appena 16 anni ed ero al terzo anno di liceo. Scoprii gli scambi culturali in famiglia e sognai di andare in America, tuttavia i costi non me lo hanno permesso e così ho convinto la mia famiglia a farmi trascorrere due settimane in un college inglese. Lì è nato il mio amore per l’estero.

Subito dopo il liceo ho iniziato le mie avventure, sono partita per Bologna dove ho fatto il mio primo anno di Università nella facoltà di Giurisprudenza. Poi c’è stata una chiara inversione di marcia: la laurea l’ho conseguita a Cagliari e in Economia :D

  • Ci parleresti della tua esperienza ERASMUS a Parigi?

L’idea è nata quando andavo ancora a scuola. Mentre navigavo su internet, scoprii l’esistenza di questo progetto e iniziai ad aspettarlo con ansia. A mio avviso l’Erasmus è un’opportunità che ogni studente dovrebbe cogliere: da modo di confrontarsi con altri sistemi di studio, con studenti che hanno differenti background e senza dubbio aiuta ad ampliare le vedute.

Personalmente mi ritengo una persona molto curiosa, amo mettermi in gioco, scoprire nuovi Paesi e culture, da quì l’idea di ripartire, questa volta come studente Erasmus. Sarei voluta tornare in UK o forse andare in Irlanda per approfondire la lingua inglese. Purtroppo però non c’è stata questa possibilità. Decisi allora di andare in Francia, a Parigi, perché all’epoca ero attratta dalle grandi città. Quando arrivai non parlavo una parola di francese, non mi sono sicuramente cercata una situazione facile, per di più la città è molto grande, costosa e non c’è stato nessun buddy (studente disponibile a fare da tutor a uno studente internazionale appena arrivato, aiutandolo a integrarsi nella vita universitaria e partecipando ad attività di accoglienza, culturali e ricreative) che mi dicesse cosa fare o come muovermi.

Ricordo la prima settimana passata in ostello: completamente sola, senza conoscere nessuno. Tutto il primo mese è stato complicato,  sapevo dell’esistenza di tantissime associazioni studentesche, ma nessuna che fosse un vero punto di riferimento. Poco a poco la situazione si è sbloccata, ho iniziato a parlare il francese e sono riuscita a superare gli esami che mi ero prefissata. E’ stata un’esperienza molto bella. Oggi però farei altre scelte: sceglierei, senza ombra di dubbio, una città più piccola e meno costosa che mi possa permettere di godermi di più l’esperienza Erasmus e di viaggiare.

  • Dalla Francia alla Polonia. Come sei arrivata a questa decisione?

Ti dico la verità, mai e poi mai avrei pensato di vivere in Polonia, è stato un grandissimo fuori programma! Ho iniziato a visitare la Polonia per ragioni personali e ho scoperto, a sorpresa, un paese in fortissima crescita economica, tantissime multinazionali che danno reali opportunità ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro, crescere professionalmente e buoni livelli di qualità di vita.

Dopo aver concluso il percorso universitario triennale, mi sentivo finalmente libera di prendere e andare. Iniziai così a inviare il mio CV e dopo alcuni colloqui, ricevetti la mia prima offerta di lavoro, che accettai. A Marzo del 2015 ho fatto la valigia ed è così iniziata questa nuova avventura. Inizialmente sarebbe doveva durare solo tre mesi, poi... ebbene sì, sono ancora qui. Mia mamma ancora mi dice -Non mi hai specificato a Giugno di quale anno intendessi tornare in Sardegna. :D

Ho cambiato tre lavori: ho iniziato come accountant, poi sono passata all’amministrazione delle risorse umane e attualmente lavoro da cinque mesi in una compagnia di recruiting, per la quale mi occupo della ricerca del personale per i nuovi punti vendita “Primark” in Italia.

Il mio percorso segue un filo logico, ho iniziato con un lavoro collegato ai miei studi economici, ma i numeri e i soldi non mi spingono a dare il meglio di me. Ho preso coscienza di avere una forte passione per la psicologia, amo lavorare a contatto con le persone e sono arrivata alla conclusione che la migliore soluzione per me è occuparmi del capitale umano delle aziende. E’ in questo settore che oggi sto cercardo di costruire il mio percorso.

  • Studiare a Wroclaw e lavorare a Cracovia, entrambe in Polonia ma a 300 km l’una dall’altra...

Wroclaw e Cracovia sono le mie città polacche. A Wroclaw ho trascorso il primo periodo, a Cracovia il secondo, nonchè attuale. Tra i due c’è stato un break di qualche mese, che ho trascorso in Sardegna. Come detto prima, inizialmente l'idea della Polonia è stata una piccola follia, quindi ad un certo punto ho sentito il bisogno di tornare a casa per capire dove stessi andando e cosa stessi facendo, insomma un piccolo periodo sabbatico.

Mentre lavoravo a Wroclaw, iniziai a cercare opportunità di studio per completare il mio percorso di formazione universitaria e scoprii l’esistenza di un Master in inglese sulle risorse umane, strutturato per lavoratori con lezioni nel weekend. Mandai subito la mia candidatura, dopo di che lasciai la Polonia, onestamente con l’idea di non tornarci perchè volevo dare una chance all’ Italia.

Tornata in Sardegna, lavorai tutta l’estate e a Ottobre mi contattarono sia dall’Università polacca che da una nuova azienda, quella attuale di Cracovia. Mi proposero esattamente il lavoro che cercavo: ricerca e selezione del personale! Nell’arco di una settimana ristravolsi la mia vita, mi iscrissi all’Università e iniziai il mio nuovo lavoro. Come dici tu distano ben 300 km, tuttavia riesco a far tutto, lavoro dal lunedì al venerdi e seguo le lezioni nei weekend. Ho 27 anni e a questa età ho tutte le energie e il piacere di affrontare le trasferte, a Wroclaw infatti ho tutti i miei amici.

  • Mi dicevi che in Polonia il lavoro non manca e che ci sono possibilità di grande crescita professionale, ma che non vuoi viverci tutta la vita. Come mai?

Tutta la vita è un periodo molto lungo. La Polonia è un Paese molto diverso dal nostro che mi fa sentire un gap culturale tale da non farmi pensare di voler passare qui tutta la vita. E’ un Paese molto bello e in crescita, ma per me il lavoro non è il solo elemento che mi fa decidere di stabilirmi. Sono venuta qui con l’idea di un tempo determinato e, sebbene lo abbia allungato di parecchio, resto ancora dell’idea che non trascorrerò qui tutta la vita.

  • Dalla contabilità alla gestione delle risorse umane, dalla ricerca del personale a assiste ai bagnanti nella piscina privata dell’Hotel 5 stelle del Chia Laguna...

Le mie esperienze professionali sono le più svariate, dalla cameriera all’ hostess, dal volontariato ai lavori più recenti. Ho iniziato con i primi lavoretti all’età di 18 anni, ho sempre voluto essere indipendente anche da studente, mettermi in gioco, impegnarmi in qualcosa. Ho difficoltà a star ferma e  con le mani in mano. Ho sempre colto tutte le opportunità che mi si sono presentate e in questo modo ho capito cosa sia meglio per me e cosa no, cosa mi piace e cosa no. Sono dell’idea che anche l’esperienza più semplice può insegnarti qualcosa! Ad esempio, nel periodo sabbatico della scorsa estate, ho lavorato come assistente ai bagnanti nell’ Hotel Chia Laguna e per me è stato bellissimo: praticavo l’inglese, ho conosciuto persone molto interessanti e ho scoperto in me un interesse per il mondo del turismo, che potrebbe essere una nuova opportunità in cui investire in futuro, ma soprattutto mi sono stra goduta il mare.

  • Lo studio e il lavoro ti permettono di tornare in Sardegna di tanto in tanto?

A casa torno spesso, circa 4 volte all’anno. Trascorro quasi tutti i miei giorni di ferie in Sardegna e per me, che sono un’amante dei viaggi, è un peccato perchè potrei visitare mille nuovi posti, ma Casa ha per me la priorità su tutto. Sento la mancanza del mare, dell’aria sarda, mi manca il cibo, il sole, il calore della gente. Mi mancano cose molto semplici che qui purtroppo non ci sono, la mia famiglia che mi ha supportato e mi supporta sempre, per esempio. Quando hanno saputo della mia partenza non hanno fatto i salti di gioia, soprattutto la prima volta. Col tempo ho dimostrato loro che è stata la scelta giusta, che ho conseguito buoni risultati e oggi per loro è importante che io sia felice e mi senta realizzata.

  • Ad oggi quali sono le tre cose più importanti che hai imparato?

Bella domanda , l’elenco è lungo! Se devo scegliere tra tre sole cose, ti direi che ho imparato ad essere più paziente, ad ascoltare di più e a cercare l’aspetto positivo, anche davanti alle difficoltà.

  • Cosa consigli a chi vuole intraprendere una esperienza come la tua?

Di fare la valigia e partire! Tutti dovrebbero intraprendere un’esperienza all’estero, aiuta davvero tantissimo, a conoscere meglio se stessi, ad aprire la mente, a confrontarsi con i propri limiti... Partire è sempre utile. Non mi vengono in mente particolari consigli, se non quello di ricordarsi che quando si parte si è ospiti di un altro Paese, quindi siamo noi a doverci adattare alla nuova cultura senza pretendere il contrario. Sembra una cosa scontata, ma non lo è.

  • Progetti per il futuro? Tornerai in Sardegna per cercare il lavoro della tua vita?

Il futuro? Domanda troppo difficile, sinceramente non ho un piano prestabilito. Continuo la strada delle risorse umane che ho deciso di intraprendere e mi guardo sempre attorno in Sardegna, ma non solo. Sono pronta a cogliere qualsiasi opportunità riterrò essere un passo in avanti e un mattoncino in più per la mia carriera, non importa dove.​

Ripensavo al giorno in cui

io e Sara

ci siamo conosciute.

Entrambe partecipammo ad un Progetto universitario

intitolato 

"Costruisci il tuo futuro, il traguardo è l'Europa".

Mi viene da sorridere...

Sara

non posso che congratularmi

per la determinazione, la voglia di imparare,

la curiosità e la forza

così come

per i successi già raggiunti

e ringraziarti

per il tempo e le emozioni 

che mi hai regalato.

Complimenti

e un forte in bocca al lupo!

Cinzia & Sara

Ginevra & Cracovia, 22.05.2017

Marco, dj e contabile in Inghilterra

CASTEDDU ABROAD

settimana dopo settimana

vi porterà in giro per il mondo

attraverso il racconto di chi

come me

ha deciso di salutare 

la Sardegna

a medio o lungo termine.

Dopo

Francia, Stati Uniti, Spagna,

Germania, Svizzera, 

Irlanda e Cina...

oggi vi parlerò di Marco 

e della sua nuova vita

in Inghilterra

come dj e contabile.

Ciao Marco, parlaci un po' di te...

Ciao Cinzia, mi chiamo Marco, ho 28 anni e vengo da Selargius. Dopo aver studiato Economia e Gestione Aziendale all’ Università di Cagliari, ho deciso di trasferirmi subito in Inghilterra per imparare la lingua e intraprendere qualche esperienza lavorativa.

Ci siamo conosciuti in una discoteca cagliaritana in cui hai lavorato come dj. Parlaci della tua passione per la musica e di come si è evoluta nel tempo...

La musica è stata la mia passione fin da piccolo, fu mio nonno probabilmente a tramandarmela in quanto musicista. All’ età di 12 anni iniziai a frequentare la scuola di musica Dal Maso e a prendere lezioni di chitarra. Tuttavia, poco dopo, decisi di smettere di coltivare questa passione per concentrarmi sullo sport. Credo sia stato uno degli errori più grandi. Quando iniziai a frequentare le discoteche feci amicizia con Federico Murru, all'epoca dj al "The Cube" e da lì iniziò tutto. Ero incuriosito e interessato ad imparare e un giorno magari lavorare come dj per rendere felice la gente all’ interno di una discoteca o di un locale. Acquistai la mia prima consolle ( i mitici CDJ 100s) grazie a una borsa di studio scolastica e da allora iniziai ad allenarmi ore, giorni, mesi, anni... fino a che un bel giorno il mio amico Nicola Montixi (noto dj Tixi) mi fece spazio nella discoteca "Spazio Newton". Mi diedero la possibilità di avere un piccolo spazio, feci la stagione prima lì e poi anche al "Buddha Beach" nel Privet Hip hop, il genere musicale che tutt'oggi preferisco suonare. A parte nelle discoteche "Tsunami" e "Zelig", posso dire di aver fatto il dj in tutte le discoteche dell'hinterland cagliaritano e di aver collaborato con i migliori dj ancora oggi in circolazione. Tra i tanti, uno dei migliori, che sempre mi rimarrà impresso perchè mi ha insegnato tanto è stato il mitico Alberto Lisini, che purtroppo non è più tra noi.

Perché nel 2013 hai deciso di salutare la Sardegna?

Ho sempre pensato di partire all'estero, appena dopo aver conseguito la laurea a Cagliari, per fare un'esperienza di vita, imparare la lingua e migliorare professionalmente. 

L'Inghilterra: Cannock, Birmingham, Nottingham...

La mia prima esperienza all'estero, durata solo un mese, è stata a Cannock. Lì sono stato ospite del mio migliore amico, sardo anche lui, Fabrizio Altamura. Iniziai a capire come funziona la burocrazia inglese -national insurance, apertura di un conto bancario etc, e poi mi iscrissi ad un college linguistico a Birmingham, che distava più o meno 40 minuti di treno. Dopo un mese, durante il quale vivevo praticamente in treno, decisi di affittare una stanza a Birmingham e così iniziai a fare nuove conoscenze e ad  avere i primi coinquilini stranieri, fortunatamente sia educati che puliti. La mia prima esperienza lavorativa è stata come aiuto barman in un locale vicino al centro della città. Ricordo che un giorno il dj del locale diede "buca", fu così che mi proposi al titolare il quale, con grande piacere, mi tolse dalla mia normale mansione. Mi ritrovai di nuovo con una consolle in mano.

Dopo circa sette mesi passati a studiare l'inglese per preparare l'esame internazionale IELTS (International English Language Testing System), ottenni finalmente la certificazione e decisi di iscrivermi alla "Aston University Business School". Purtroppo non venni accettato e così anche in altre Università a causa di scadenze e burocrazia complicata. Nel frattempo mi licenziai dal bar e fui assunto come dj da una compagnia di PR che promuoveva gli "international parties" in UK. Volevo trovare una certa stabilità e trascorsi le settimane successive in biblioteca cercando di capire i vari metodi di compilazione del CV inglese e iniziai a cercare lavoro. Non fu per niente facile. Feci tanti, ma tanti colloqui, eppure tutti andarono male... fino a che, dopo un paio di mesi, trovai lavoro a Nottingham come Customer Service presso la VF Coporation. Si tratta della multinazionale che controlla i marchi Vans, Timberland, Eastpak, Kipling e The North Face. Ancora una volta mi trovai costretto a mollare una vita e iniziarne un’ altra e significò abbandonare anche le amicizie che mi ero creato durante il mio anno a Birmingham. In questa impresa iniziai veramente a crescere professionalmente e il mio inglese migliorò notevolmente. Iniziai a guadagnare un buon stipendio e decisi di devolvere il 90% di esso a Ryanair, Easyjet, Alitalia ed Emirates. Viaggiare infatti è la mia più grande passione in assoluto. In un anno sono stato ad Edimburgo, Dublino, Poznan, Berlino, Parigi, Venezia, Dubai e Thailandia.

Non ero completamente soddisfatto visto e considerato il mio background accademico, quindi decisi di cambiare lavoro e cercarlo nell'ambito della contabilità. A malincuore scoprii di non avere le carte in regola: la mia laurea triennale conseguita a Cagliari non valeva assolutamente nulla! Pensai allora di iniziare un corso di contabilità, imparare le differenze tra la contabilità italiana e quella inglese e migliorare il linguaggio tecnico. Dopo mesi e mesi di ricerca, tanti no e altrettante porte sbattute in faccia, trovai finalmente il mio lavoro attuale presso Games Workshop come Banking administration. Mi occupo della contabilità, di registrare tutti gli incassi, le spese etc di oltre 200 store che si trovano in tutto il mondo, così come di curare le relazioni tra essi e tutte le banche con le quali possediamo i conti. Sì, una bellissima esperienza. Ovviamente non ho tralasciato i miei studi e al momento sono in attesa di conseguire la qualifica ACCA, come contabile / commercialista internazionale.

A me piace parlare dei lati positivi della vita all'estero, ma è importante sottolineare che la vita non è sempre facile. Quali sono le difficoltà che hai incontrato dopo la tua partenza?

Assolutamente, non è facile per niente! Sebbene mi ritenga una persona estroversa, con la quale sia veramente facile fare amicizia, in 4 anni di esperienza all’ estero le amicizie vere sono poche: meno delle dita di una mano, giusto per rendere l’ idea! In Inghiltera è difficile che uno straniero ti dia confidenza, che sia aperto e curioso di conoscere la tua cultura. C'è un fatto che tra tutti mi da più fastidio: la pianificazione. Se qui voglio vedere un amico devo pianificarlo con giorni o settimane in anticipo. Non sono aperti all'improvvisazione o semplicemente al messaggio "Passi per un caffè a casa?", così come ero abituato a Cagliari. Questa è una delle cose che più mi manca della Sardegna. 

Il tempo è un altro elemento a sfavore dell'Inghilterra, motivo per il quale viaggio spesso. E' come se scappassi dal continuo inverno in ricerca della luce del sole.

Non è sempre facile come sembra! E' veramente facile scoraggiarsi e pensare di non farcela, ma grazie all’ aiuto della mia ragazza, dei miei amici e sopratutto della mia famiglia si va avanti. Nel mondo del lavoro, c’è veramente tanta competizione, in tutti i settori professionali. Come ho già detto prima, prima di trovare lavoro ho dovuto accettare tanti, troppi "no". 

Sono sicura che nonostante le difficoltà, se ti trovi ancora all'estero, sono numerosi i benefici della tua nuova vita. Mi sbaglio? 

Questa esperienza mi sta insegnando tanto, in primis a non arrendermi davanti alle prime difficoltà, a rialzarmi dopo una sconfitta. La necessità di mantenermi all'estero mi ha spinto a perseverare e continuare a lottare finchè non trovassi qualcosa migliore. Così sono arrivate le soddisfazioni e molti sono gli obiettivi già raggiunti, in primis la lingua inglese che parlo ad un buon livello.

Una grandissima soddisfazione e’ stata quella di potermi permettere di viaggiare e visitare tantissimi posti, sia in Europa che nel resto del mondo: Thailandia, Indonesia, Australia, Emirati Arabi e Oman, posti nei quali ho avuto modo di apprezzare sia paesaggi stupendi che piatti locali. il Pad Thai è oggi uno dei miei piatti preferiti.

Viaggi a parte, la soddisfazione e il traguardo più grande è stato l'acquisto sia della macchina che di una casa.

Studiare, lavorare e viaggiare allo stesso tempo non è utopia. Aiutami a spiegare come sia possibile.

Questo ancora non l’ho capito neanche io!

E’ difficile fare tutte queste cose in contemporanea ma allo stesso tempo abbastanza soddisfacente. Il segreto è organizzare e pianificare.

Ci vuoi parlare del tuo viaggio a Parigi? So che, più di molti altri, è quello che in assoluto ti è rimasto nel cuore

Sì, la prima volta che sono stato a Parigi non la dimenticherò mai.

Mi trovavo a Birmingham, nella mia stanza, e mentre guardavo un film, Fabrizio, un mio caro amico, che all'epoca viveva a Cannock per lavoro, mi chiamò alle 2 del mattino per chiedermi cosa dovessi fare l'indomani mattina. Non avevo organizzato nulla e così mi disse: "Perfetto, prendi uno zaino e due cambi e tra un'ora sono sotto casa tua. Andiamo a Parigi!". Fu così che in compagnia di un terzo amico ci siamo diretti verso Calais dove abbiamo preso il traghetto, per poi raggiungere Parigi. Le cose improvvisate sono sempre le più belle!

La domanda più difficile: progetti per il futuro?

Progetti per il futuro? Al momento sto studiando e ambisco a diventare un accountant (commercialista/contabile). Non mi dispiacerebbe continuare la mia professione come dj per la compagnia con la quale tutt’ ora lavoro: la WDC Entartainment e, allo stesso tempo, continuare a viaggiare ovviamente.

I progetti sono tanti e "il meglio deve ancora venire"!

L'ultima volta che ci siamo visti

io e Marco 

è stata quattro anni fa

in Inghilterra

nell'appartamento che condividevo

con 18 coinquilini Erasmus.

La settimana scorsa

un suo messaggio

per chiedermi se fossi a Ginevra

perchè probabilmente 

sarebbe venuto per un weekend.

Peccato che io sia di nuovo in partenza...

Spero di riabbracciarti quest'estate

in spiaggia

nella nostra bella isola

che sempre ci attende a braccia aperte.

Per il momento 

non posso che ringraziarti

congratularmi per tutti i successi

e farti un grossissimo in bocca al lupo

per la tua qualifica ACCA

futuro commercialista internazionale!!!

Cinzia & Marco

Ginevra & Nottingham, 15.05.2017

Da Siliqua a Shanghai, Giulia

CASTEDDU Abroad

settimana dopo settimana 

vi parlerà 

di giovani sardi

uomini e donne in egual misura

che hanno lasciato l'isola

la famiglia e gli amici

il sole e il mare

per una destinazione straniera

alla ricerca di un lavoro sicuro

di un futuro migliore.

Crisi economica,

disoccupazione giovanile

Una situazione preoccupante

all'ordine del giorno

che ha costretto 

me e tanti altri giovani sardi

a fare la valigia...

Oggi vi parlerò di Giulia

a Shanghai

per concludere un Master 

in Automation Engineering.

Ciao Giulia, parlaci un po' di te... 

Mi chiamo Giulia, ho 25 anni e sono cresciuta tra Siliqua e Cagliari. Dopo aver studiato Ingegneria Elettronica nell'Università di Cagliari, mi sono trasferita a Bologna per un Master in Automation Engineering. Attualmente mi trovo a Shanghai per completare il Master e ottenere il doppio titolo di laurea (cinese e italiano).

Da Siliqua a Shanghai. Quali sono le tue esperienze all'estero?

Questa è la mia prima esperienza all' estero. Ho deciso di farla proprio al termine dei miei studi perchè non ne avevo altre sul mio CV e, ad oggi, le esperienze all'estero sono una delle cose più importanti per chi cerca lavoro.

Perché dopo la triennale a Cagliari hai deciso di andare a Bologna? 

Dopo essermi laureata a Cagliari ho deciso di trasferirmi a Bologna perchè la mia Università offriva solo due specializzazioni (Elettronica e Teecomunicazioni), mentre Bologna mi offfriva la possibilità di frequentare un corso tenuto in inglese nel settore della robotica e automazione, che preferivo e in cui mi ero già indirizzata con lo sviluppo della tesi triennale. Ricordo che il 20 Settembre 2015 sono passata dai 30 gradi di Cagliari ai 13 gradi di Bologna, quindi che dire di Bologna... sicuramente devi fare l'abitudine al freddo, alla pioggia incessante e alla nebbia perenne dell' inverno, ma anche alle corse per assicurarsi una camera in un appartamento e ai loro prezzi assurdi. I costi per la vita di tutti i giorni, per chi arriva da Cagliari, sembrano enormi. Ci si abitua a tutto rapidamente e la città riesce a riscaldare il clima col suo pezzo forte: il cibo. Tortellini, piadine, crescentine, taglieri di salumi fanno presto dimenticare il freddo. Il fascino della città sta nell'accostare la bellezza dei palazzi antichi del centro storico alla decadenza della zona universitaria. Via Petroni e Piazza Verdi: alle sette di sera comincia l'inarrestabile transito di persone (studenti e non) per fare il giro dei bar che offrono bevute a prezzi stracciati. Ringrazio questa città perchè mi ha permesso proprio grazie allo studio di diventare familiare con l'inglese e di conoscere persone provenienti da diverse nazioni: Iran, India, Venezuela, Indonesia e ovviamente Cina.

Shanghai, la città più popolosa della Cina e del mondo... 

Adesso mi trovo a Shanghai per completare il mio Master Degree. Quando sono arrivata qui pensavo che non sarei riuscita a rimanere fino alla fine, adesso mi risula difficile pensare di doverla lasciare. Sì, la città più popolosa del mondo ma anche la più occidentale della Cina. Accanto ai quartieri cinesi del centro si trovano le concessioni internazionali, dove i bambini con genitori europei parlano cinese. E' strano pensare di essere in Cina ma di avere conosciuto per la maggior parte stranieri. Un po' perchè i cinesi, per cultura, non escono spesso e un po' per la loro timidezza intrinseca (ma soprattutto perchè non è facile che parlino inglese) ci si ritrova a far amicizia con gli espatriati e a conoscere le loro storie, ognuna diversa. La grande forza di questa città sta nell'offrire opportunità che altri Paesi non offrono. Ho potuto conoscere tanti italiani venuti qui per fare i lavori più comuni, come architetto o avvocato perchè in Italia non trovavano un lavoro adatto o adeguatamente pagato, e hanno ricostruito la loro vita qui. Tanti sono quelli che fanno avanti e indietro tra due Paesi perchè una delle sedi della loro aizienda si trova qui, e quindi conducono questa vita spezzata. Tanti altri stanno qui qualche anno e lo dedicano interamente allo studio della lingua (ahimè sì, ci vogliono almeno due anni di pura dedizione) per poi cominciare un business tra il Paese di origine e la Cina. Shanghai è la città in cui realizzare i propri sogn e capisci quanto il mondo sia avanti (o quanto tu sia indietro). Tanti sono gli espatriati che parlano tre lingue: inglese, cinese e la loro lingua di origine. E' il mondo (per noi europei) in cui tutto costa poco (il cambio euro/yuan è 1/7.5) e in cui vieni trattato come una celebrità (capita spesso che alcuni cinesi non abituati a vedere stranieri ti fermino chiedendo di comparire in una foto assieme a  loro, che ti facciano foto di nascosto o che ti chiedano di presenziare ad un matrimonio o ad un altra occasione imortante). Per quanto riguarda la quotidianità, c'è da dire che i beni di prima necessità costano pochissimo. Il cibo e soprattutto i trasporti sono economici ed efficientissimi. La metro della città permette di percorrere 40 km con l' equivalente di un euro e i taxi sono la quotidianità. La vita qui ruota attorno a Wechat e ai pagamenti mediante QR code. Anche il venditore più tradizionale di baozi ha il suo QR code con cui puoi pagare. Grazie a weChat si può prenotare un massaggio, un treno, il taxi, ordinare cibo, pagare qualsiasi cosa e inviare soldi tramite telefono. Nessuno possiede più banconote qui in Cina. La città si trova nella fascia subtropicale, in cui l' inverno è cortissimo (seppur molto freddo), le piogge e il vento abbondanti. Il cibo è una delle note dolenti perchè no, non è come quello che si può trovare al ristorante cinese in Italia. Quasi tutti i cibi cinesi sono piccantissimi e immersi in litri di salsa di soia che non è assolutamente uguale a quella giapponese. Si fatica ad abituarsi al cibo, che viene cucinato in un modo totalmente diverso rispetto a quanto siamo abituati. Avete mai mangiato una tartaruga o un fiore di loto? Stare qui significa cambiare i propri punti di riferimento ed essere pronti ad accogliere tutte le stranezze che si possono scorgere. Le mete di possibili vacanze non sono più la Francia o la Spagna, ma diventano la Malesia, la Tailandia o il Vietnam. Ci si abitua a tutto, anche alla povertà di molte famiglie costrette a vivere in case di pochi metri quadri e che devono svolgere fino a 5 lavori per portare quache soldo a casa. All'estremo opposto, ci sono i figli dei nuovi ricchi che girano per le strade con Ferrari attorniati da decine di escort. Ci si accorge piacevolmente che non devi più controllare la borsa quando stai in metro e che se dimentichi il cellulare in qualche luogo pubblico lo ritroverai o ti verrà restituito. Nessuno ruba nulla qui in Cina!!! Noto un senso di comunità assente in Italia: tutti sono pronti a collaborare per il bene della nazione, anche traendo ricchezza dagli stranieri. I più poveri hanno un alloggio garantito all' Università e se hai voglia di lavorare puoi costruire il tuo futuro. Le contraddizioni sono di certo presenti, ma ho potuto sfatare tanti miti, a partire dalla regola del figlio unico (ormai non più in vigore da circa due anni), che non era poi così rigida. Insomma, si vive bene se si smette di cercare casa propria al di fuori di essa e si comincia a vedere una casa in un posto che è nuovo e diverso.

Siliqua, Cagliari, Bologna, Shanghai. Quale sarà la tua prossima destinazione?

Dal momento che dovrò prendere il titolo cinese la mia meta è ancora la Cina! Farò il percorso inverso: Bologna, Sardegna e di nuovo Cina.

Quali sono i lati positivi e negativi della vita all'estero?

-Lati positivi: parlare una lingua diversa dalla tua e impararne una nuova, conoscere mondi, storie, culture divese dalla tua.

-Lati negativi: ciò a cui sei abituato non si trova e bisogna conviverci cercando dei validi sostituti.

La tua famiglia e i tuoi amici cosa pensano della tua partenza?

I miei familiari non ci credevano fino al giorno della mia partenza. I miei amici erano felici perchè sarebbero potuti venire a trovarmi.

Ad oggi quali sono le tre cose più importanti che hai imparato?

-A dire il mio indirizzo di casa in cinese ai tassisti

-Google e tutte le sue estensioni non sono essenziali per vivere

-Che mantieni una stabilità mentale anche se hai la metà della tua roba in una cantina a Bologna, un' altra metà in un armadio a Siliqua e sei a Shanghai per un anno con una sola valigia.

Cosa consigli a chi vuole intraprendere una esperienza come la tua?

Consiglio di partire, a prescindere da quale sia la destinazione e a prescindre dal fatto che la partenza sia una vittoria o la conseguenza di un fallimento, pechè se rimaniamo sappiamo già quello che ci asepetta, ma nessuno potrà dirci cosa succederà o cosa impareremo una volta partiti. L' unica certezza è che si torna con qualcosa in più.

Pensi di tornare in Sardegna per cercare il lavoro della tua vita? Perché?

Non cercherò un lavoro in Sardegna: nel mio settore si trova ben poco, ma anche perchè sono giovane e ho bisogno di conoscere altre e diverse realtà rispetto a quelle che già conosco. Ormai sono a Shanghai, l' asticella si deve portare sempre più in alto, non ci si deve fermare.

Un grazie speciale

Giulia

per averci raccontato la tua esperienza

e un in bocca al lupo per i tuoi studi!

Spero di rivederti presto

chissà

a Jerzu

alla sagra del vino

dove ci siamo fatte grandi e grosse risate

qualche estate fa ;)

Ginevra & Shanghai, 08.05.2017

Cinzia & Giulia

Alberto, 12 anni all'estero tra Spagna e Irlanda

 

CASTEDDU ABROAD 

continua a cercare

giovani e meno giovani

sardi

attualmente all'estero

che vogliano raccontarci la loro nuova vita

il perchè della loro scelta

i pro e i contro

di vivere lontano dalla nostra amata isola

la Sardegna!

Oggi sono felice di parlarvi di 

Alberto

che ha fatto le valige nel 2004 

prima per la Spagna e poi per l'Irlanda

e da allora... 

non è più tornato in Italia.

Non ci conosciamo personalmente

Instagram ci ha messo in contatto per caso

probabilmente per le decine di amicize in comune.

Abbiamo parlato solo attraverso i social network

maggiormente in spagnolo,

ma anche in inglese e francese

raramente in italiano,

nonostante sia la nostra lingua madre.

Che strana la vita...

Ciao Alberto, parlaci un po' di te...

Chi sono? Iniziamo proprio con le domande facilli eh? Lasciando fuori il lato filosofico "let’s go back to basics": Alberto Malerba – nato a Cagliari. Nel 2004, al tempo studente di Ingegneria Elettronica, decisi di aderire al programma Erasmus, destinazione Spagna. Tra Elche e Gijon (le due cittá dove avrei potuto studiare Ingegneria delle Telecomunicazioni), entrambe sul mare, scelsi la prima per il clima.

Quali sono le tue esperienze all’estero?

Spagna e Irlanda.

La Spagna é un Paese che mi é rimasto nel cuore, alcuni dei miei migliori amici sono spagnoli e son spesso e volentieri tornato in Spagna per piacere e per lavoro. Peró é in Irlanda che ho trovato il mio ambiente ideale, per la gente e per la qualitá di vita. Una cittá, Cork, fatta a misura d’uomo, multiculturale per la presenza di due centri universitari e una quantitá spropositata di multinazionali (thank you Silicon Island).

¿Por qué España and why Ireland?

La Spagna perché avrei sempre voluto imparare lo spagnolo e visitare il Paese. Non avrei mai immaginato che la loro lingua sarebbe diventata quasi la mia lingua madre, quando inizi a pensare e sognare in spagnolo é un buon segno. L' Irlanda perché non volevo tornare a casa: dopo 13 mesi tra Elche ed Alicante approfittai del mio buddy ed amico spagnolo, cui destino Erasmus era proprio Cork. A Cork feci come tanti, pensai di rimanerci un solo mese e quel mese si trasformò in anni. In realtá lasciai l’Irlanda alla fine di quel mese, ma la leggenda narra che chiunque lasci Cork ed abbia visto una foca nel Lee River é destinato a tornarci.

So here I am :)

Pro e contro di entrambe le esperienze

Da inguaribile ottimista tendo a non vedere i contro delle esperienze (incluso quando ti grattugi sulle rocce con il kite perché da principiante ti metti in uno spot per esperti).

     Pro Spagna:

-se quando vai in Erasmus qualsiasi esperienza é amplificata, in Spagna l’effetto é reso ancora piú forte dalla loro cultura, dal loro sbilnciato equilibrio verso quelle che sono le esperienze goderecce della vita,

-appena metti piede in terra iberica hai uno stereotipo attaccato addosso, il divertimento inizia quando decidi se ricalcarlo o sconvolgerlo,

-quando l’Italia vinse il Mondiale 2006 vidi la finale alla festa di San Firmino a Pamplona (vedi contro sotto).

     Contro Spagna:

-le corride e chi le difende,

-le interminabili diatribe su Cristoforo Colombo,

-come si cucina la carbonara,

-la cultura italiana del buon vecchio campanilismo replicata provincia per provincia, che a livello nazionale diventa poi una chiusura verso le culture non ispaniche.

     Pro Irlanda:

-si vive talmente bene che alla fine ti abitui anche alla pioggia,

-la sua apertura mentale verso le altre culture. Gli irlandesi sanno fare e rispettare le file, chiedono scusa, non pretendono di insegnarti a cucinare ed hanno un debole per la cultura Italiana,

- tra i migliori Whiskey al mondo,

-puoi far carriera e permetterti di rifiutare lavori: se ti specializzi in qualcosa di concretamente utile nel settore IT, é il lavoro che ti cerca,

-sei tutelato senza bisogno di organismi designati alla tua tutela e valorizzato per le tue capacitá,

-Pro di Cork (aka The Rebel City or The Real Capital): è la cittá piú semplice dove vivere partendo da zero.

     Contro Irlanda: 

-la pioggia (fino a quando non ti ci abitui),

-dice il detto “I love the Irish Summer, it is my favourite day of the year”.... ma andare in Irlanda per il clima o sperare di trovare sempre bel tempo é come spolverare la spiaggia o asciugare il mare: pointless.

Perchè dopo 12 anni non sei ancora tornato in Sardegna?

Sarebbe un passo indietro, di quelli in stile “torna alla casella iniziale”. La forma mentis che la cultura anglosassone di un Paese economicamente benestante ti trasmette ti entra sotto la pelle, e piú stai lontano dall’Italia meno vedi possibile ritornarci.

Quali sono i lati positivi e negativi della vita all’estero?

Positivi: metterti in discussione giorno per giorno, capire i tuoi limiti e liberarti di tutti quegli accessori alla tua personalitá che hai ereditato dall’ambiente in cui sei cresciuto. Cambiar nazione é l’opportunitá di fare reset, di apprezzare ció che la tua terra ha davvero di incantevole e di liberarti della brutta abitudine di lamentarsi di tutto. In Iranda ci lamentiamo della pioggia e quando fa sole del troppo caldo, ma é solo un argomento di conversazione per rompere il ghiaccio.

Negativi: non pervenuti, qualsiasi difficoltá abbia incontrato mi ha portato a trovare una soluzione o trasformarla in vantaggio.

Famiglia, amici vecchi e nuovi...Cosa mi dici a tal proposito?

Altro reset che non ti aspetti, scopri chi sono i tuoi veri amici e ne fai di nuovi. Mentre in Erasmus tutto tende a bruciar rapido, nella vita all’estero si torna ad amicizie nate per la necessitá, dettate dall’istinto umano, di vivere in gruppo.

La famiglia ti manca, prima ti abitui meglio é :)

Sei partito solo o in compagnia? Quali sono state le difficoltà iniziali e della vita di tutti i giorni?

In Erasmus sono partito da solo, mentre in Irlanda con quello che ora é uno dei miei piú cari amici, conosciuto appunto in Spagna. Per ardua Virtus: di difficoltá ne trovi parecchie. Poca la burocrazia in entrambi i Paesi, non facile l’inserimento socio-culturale, soprattutto in Irlanda. Nella vita di tutti i giorni riproduci quello che ti fa sentire a casa, a partire dal cibo e dalla tua lingua, ed evolve (se evolvi) in un ibrido di té stesso. In fondo son convinto che esiste un mio io Sardo, uno Spagnolo, uno Irlandese. La lingua é la chiave magica che ti permette di fare lo switch.

Piccole e grandi soddisfazioni...

-Dominare una lingua, fino al punto da capirne l’umorismo

-Fare una tesi di laurea in una facoltá diversa dalla tua, in una lingua diversa, e trasformarla nel primo vero mattone della carriera professionale.

-Fare un lavoro inerente ai tuoi studi.

-Abbandonare un lavoro inerente ai tuoi studi perché hai scoperto quello che davvero ti piace.

-Acquisire valore nel mercato lavorativo al punto da essere ricercato dai vari head hunter che popolano Linkedin.

Ultima domanda, la più difficile: progetti per il futuro?

-Rispondere a queste domande.

-Fare il prossimo passo nella carriera professionale (Manager/Director/VP?).

-Diventare cittadino irlandese.

-Imparare almeno un’altra lingua.

-Stare lontano dalle rocce facendo kitesurf.

-Riuscire a coincidere con Cincin per un caffè, aperitivo, velociraptor-tour o "lezionidifrancesechetantononloimparo".

Chissà se i due isolani

Alberto e Cincin

la sottoscritta,

riusciranno a vedersi per una chiacchierata

per la prima volta

face to face

tra qualche giorno 

a Londra

città nella quale saremo entrambi 

anche questa volta per casualità.

Farò il possibile, promesso!

Ginevra & Cork, 01.05.2017

Cinzia & Alberto

Giulia, ostetrica in Germania

"CASTEDDU Abroad"

continua a parlarvi

con grande piacere

della vita di giovani e meno giovani

sardi

emigrati all' estero

nella speranza di trovare nuove e migliori condizioni di vita

o forse

solo per curiosità.

Oggi vi parlerò di Giulia

anzi sarà lei a parlarci della sua esperienza 

tra Italia, Spagna e Germania.

Ci conosciamo a malapena,

abbiamo sì tantissimi amici in comune

ma, solo due mesi fa,

abbiamo avuto l' occasione di scambiare due chiacchiere

in aereo

mentre entrambe tornavamo in Sardegna

per far visita ad amici e parenti.

Il caso ha voluto che ci trovassimo l'una accanto all'altra

e così

ci siamo raccontate le nostre rispettive vite...

  • Cara Giulia, parlaci un po' di te... 

La proposta di partire fuori è arrivata poco prima che mi laureassi in ostetricia.

Con la consapevolezza che purtroppo in Sardegna avrei avuto poche possibilità di lavorare nel settore per il quale avevo studiato, il primo pensiero è stato: 

"Dopo la laurea cosa farò?"

Così, senza pensarci più di tanto, ho mandato il curriculum a un' agenzia che mi proponeva un corso di tedesco per qualche mese e un lavoro in Germania. La Germania in sè non è stata una scelta, diciamo che mi ci sono ritrovata. Quando è arrivata la risposta positiva al mio curriculum è come se improvvisamente si fosse concretizzata l'idea di partire fuori e mi sono crollate addosso tutte le paure e le mie insicurezze:

lasciare casa,

 la mia famiglia,

i miei amici più cari,

salutare Cagliari,

lasciare la mia quotidianità per il vuoto,

per un' esperienza che non sapevo cosa mi avrebbe portato.

Insomma... il panico!


Non ero sicura di partire, ero contenta della mia vita. 

Ho cercato di pensare a tutti gli aspetti positivi che avrebbe potuto darmi questa esperienza e ho deciso di partire senza pensarci più di tanto, accantonando il pensiero e vivendo giorno per giorno.

Ad un mese dalla mia laurea, sono partita in Spagna per seguire un corso di lingua tedesca assieme ad una tra le mie più care amiche. Dopo alcuni mesi ho ottenuto il certificato per poter lavorare in Germania e adesso sono qui da quasi un anno e faccio il lavoro che amo.

Non è stato facile partire!

Penso sia stata una delle decisioni tra le più difficili da prendere. 

Tuttora non è facile stare lontano da chi amo, tuttavia il fatto di sentirmi realizzata mi aiuta tanto.

Lavoro in sala parto come ostetrica a Fürth una città a dieci minuti da Norimberga.

La Germania è bellissima ma ovviamente non è casa! 

In questi mesi ci sono stati diversi incontri particolari: dall'ostetrica che mi vedeva piangere i primi tempi in ospedale e che mi ha aiutata in tutti i modi, al ragazzo conosciuto in aereo con il quale ho poi condiviso il pranzo e che mi ha fatto capire quanto la casualità di un incontro così piacevole possa cambiare l'umore dopo una giornata triste a causa dell' ennesima partenza.

La Germania la sto vivendo come un'esperienza, tuttavia la Sardegna è sempre nei miei pensieri e spero di poterci tornare presto!

"Progetti per il futuro?"  Non ho la più pallida idea di quale sia la risposta!​

Giulia

non posso che farti i miei cari auguri

e complimenti

per i successi già raggiunti 

nonostante la tua giovanissima età.

Sono sicura che 

dopo questa bella esperienza

la Sardegna

potrà offrirti presto il lavoro che ami

nella città che ti ha vista nascere e crescere

accanto alla tua famiglia

e ai tuoi amici più cari!

A prestissimo...

 

Ginevra & Fürth, 24.04.2017

Cinzia & Giulia 

.

Mattia, Technical Student al CERN

Con grandissimo piacere

oggi vi parlerò di un membro della mia super famiglia

Mattia

l' unico mio coetaneo 

tra  ben 27 cugini di primo grado. 

Il caso ha voluto

che fosse Ginevra ad ospitare entrambi

nonostante percorsi di studio

completamente differenti.

Lascio a lui la parola...

Buona lettura

  • Caro Mattia, parlaci un po' di te... 

Quando Cinzia mi ha chiesto se mi andava di scrivere questo articolo non mi sono di certo tirato indietro.

Il mio nome è Mattia, sono un laureando magistrale in informatica dell’Università di Cagliari, dove ho ottenuto il mio titolo triennale, e come tanti altri ragazzi italiani, per un motivo o per un altro, mi sono trasferito all’estero. Vivo in Francia, vicino al confine svizzero e alla bellissima Ginevra, ai piedi del massiccio Jura. Mi sono sempre interessato alla ricerca scientifica, all’informatica e alla comprensione del mondo che ci circonda e forse è questo quello che mi ha spinto qui, a cercare il mio spazio in uno dei più grandi esperimenti mai idealizzati dall’uomo: il CERN.

  • Facciamo un passo indietro. Ci racconteresti quando e perché hai scelto di partire? 

Molti italiani che partono all’estero lo fanno pensando che in Italia non ci sia il posto giusto per loro e che il costo della vita non permette di vivere appieno i lunghi anni di studio e sacrifici e questo in parte è vero. Prima di partire non sempre ci si rende conto delle differenze. Spesso e volentieri sono piccole, ma sono quelle che ti fanno capire come vorresti che fosse il tuo mondo.

La mia partenza è stata mossa in parte dal caso. Tutto iniziò nei primi mesi del 2016 durante l’ultimo anno del mio corso di laurea magistrale. In quel periodo ero abbastanza indaffarato tra lo studio e la ricerca. Sotto consiglio di alcuni amici fisici, provai a partecipare al concorso per entrare come Summer Student al CERN. Effettivamente, si tratta di una borsa della durata massima di 3 mesi, concessa durante l’estate per poter lavorare e frequentare una serie di lezioni riguardanti la Fisica e il Computing. Con mia grande sorpresa sono stato selezionato insieme ad altri 279 studenti provenienti da 80 Stati per questa grandissima esperienza.  

  • Quali sono state le paure prima della partenza e quali nuove paure ti assalgono ora? 

Le paure prima della mia partenza non mancavano. Il primo pensiero andava a come sarebbe stato lavorare in un ambiente così internazionale e la sensazione che sarei sembrato un pesce fuor d’acqua era altissima. Non da meno il problema linguistico, non al CERN dove è possibile parlare tranquillamente inglese, ma per la vita di tutti i giorni - supermercato, poste ecc…- bisogna masticare un po’ di francese. Una lingua che ho sempre detestato (fino a quando non ci hai a che fare tutti i giorni). Ora, il francese mi spaventa meno grazie anche al fatto che ho frequentato un corso di 3 mesi che almeno mi permette di capire che mi viene detto.

  • Perché hai scelto Ginevra? Di cosa ti occupi? 

Non ho propriamente scelto Ginevra. Ho scelto il CERN. Ma sono stato fortunato, Ginevra è una città bellissima, certo, i costo della vita è alto, si vive bene solo con uno stipendio svizzero, ma è una città ben curata, degna di rappresentare l’ Europa moderna, ma allo stesso tempo, offrire tanta storia.

Dopo alcuni mesi tra Settembre 2016 e Febbraio 2017 ho ripreso la mia normale attività di studente ma comunque rimanendo in Francia: ormai mi ero abituato alla vita qui, la tranquillità delle montagne e le persone che mi stavano attorno. Nel frattempo ho partecipato ad un concorso come Technical Student al CERN. Questo concorso consente di ottenere una borsa di studio di 12 mesi, più o meno allo stesso modo del Summer Student ma molto più prestigiosa e più impegnativa. Con mia grande sorpresa sono riuscito ad ottenerla e attualmente lavoro all’interno dell’esperimento ATLAS nel gruppo Tigger and Data Acquisition.

  • La tua famiglia e i tuoi amici cosa pensano della tua partenza? 

La mia famiglia è rimasta pressoché entusiasta, a parte le solite preoccupazioni sul vivere lontano da casa. Il buono stipendio e la qualità della vita fanno sentire meno la nostalgia sia a me che a loro. Anche i miei amici mi hanno dimostrato il loro affetto ed entusiasmo. Pochi di loro sono comunque rimasti in Sardegna. La maggior parte infatti si è disperso nelle varie regioni nordiche italiane per proseguire gli studi e altri ancora sono all’estero per lavoro.

  • Ad oggi quali sono le tre cose più importanti che hai imparato? 

1)      Piatti

2)      Lavatrice

3)      Pulizia della casa

Ok seriamente, queste cose sono veramente importanti per uno che prima dei 26 anni non l’ha fatto seriamente!

  • Cosa consigli a chi vorrebbe intraprendere un' esperienza come la tua? 

Cosa posso dire, io consiglio vivamente di fare una esperienza all’estero, qualunque sia il punto di partenza: università, lavoro o nuova vita. Fuori dalla nostra casa c’è un sacco da imparare, da vedere e da capire. Noi abbiamo un sacco da offrire nel posto dove andiamo. L’E stero non è meglio, è diverso e come tale dovete affrontarlo, può piacere, oppure no, ma sicuramente vi migliora la vita.

Se siete interessati alla ricerca scientifica o volete semplicemente mettervi in gioco io consiglio assolutamente di considerare una candidatura al CERN.

  • Progetti per il futuro? 

Non so cosa mi attenda il futuro. Ora mi sto concertando su questo nuovo lavoro, pensando anche a terminare gli studi il prima possibile. Molto probabilmente, appena otterrò il titolo Magistrale cercherò un posto come PhD student in una Università Svizzera, e perché no, magari proprio a Ginevra.

Sono orgogliosissima di te Matti

e felicissima di averti qui a Ginevra!!!

Congratulazioni per questo nuovo contratto

Sono sicurissima che

questa grandissima esperienza

al CERN

ti aprirà ulteriori strade

e sbocchi professionali interessanti!!!

In bocca al lupo per tutto.

Ginevra, 12.04.2017

Cinzia & Mattia

"Vi presento la Tedeschia", Francesca

CASTEDDU Abroad

compie un mese!!!!

Questa settimana vi parlerò di Francesca

La mia “sorellina”

Quella bimba,

ormai donna,

che ha riempito per molti anni le mie giornate

e che fin da piccola mi chiedeva di partire assieme a lei in Messico.

Io avevo poco più di dieci anni

Lei appena tre

E già sapevamo di avere tante cose in comune

Oggi

Più di quindici anni dopo

Ci riscopriamo più simili che mai

Entrambe all’estero

Io in Svizzera e lei in Germania

Come ragazze alla pari

Con l’obiettivo di imparare la terza lingua straniera

Entrambe studentesse universitarie

Con la passione per la scrittura

e la testa costantemente fra le nuvole!

  • Cara Francesca, parlaci un po’ di te...

Ciao! Mi chiamo Francesca e sono una studentessa diciannovenne di scienze e tecniche psicologiche all'università degli studi di Cagliari. Ho deciso di trasferirmi a Wangen im Allgäu, uno splendido paese in Germania dove risiedo attualmente come Au-Pair.

  • Facciamo un passo indietro. Ci racconteresti quando e perchè hai scelto di partire?

Fin da piccola ho sempre avuto la passione di esplorare e la voglia di conoscere cose nuove. L'Italia per me è un paese fantastico: è la mia casa, la mia terra, ma purtroppo non è adatto ai giovani. L'idea di vivere e studiare all'estero era nella mia testa ormai da parecchi anni, ma per varie cause non mi era possibile; finito il liceo e iniziata l'università, a ottobre, ho deciso di tentare di realizzare il mio sogno iscrivendomi al sito www.aupairworld.com. Circa due settimane dopo avevo già una famiglia da cui stare, due bellissimi bambini pronti a essere coccolati e un paese fantastico pronto a ricevermi: la Germania.

  • La tua famiglia e i tuoi amici cosa pensano della tua partenza?

La mia famiglia inizialmente era tutt'altro che dalla mia parte: parecchie volte mi sono sentita dire che un'esperienza simile era una perdita di tempo per l'università e che sarebbe stato meglio farla in seguito. Poi, con il passare del tempo, si sono resi conto che questa era una scelta molto importante per me, per la mia felicità e per il mio futuro...e si sono "rassegnati" all'idea che sarei partita. Sicuramente non sono felici neanche ora di questa scelta, ma credono in me e sanno che posso farcela. I miei amici sono un po' tristi ma giorno dopo giorno continuano a darmi tutto il sostegno e la positività di cui ho bisogno. Non hanno mai smesso di supportarmi.

  • Come mai hai scelto la Germania?

La Germania è stata una mia scelta al 100%: così vicina all'Italia eppure così diversa. Famosi per puntualità, serietà, diligenza, una realtà che rispecchia il mio essere al meglio. E i paesaggi, tra il verde degli immensi prati e il bianco delle sue montagne, sono una delizia per gli occhi. Un altro punto a favore di questa terra è stato il mio ambito di studi: è madrepatria della psicologia, e conoscere il tedesco in questo ambito può aiutarti tantissimo in futuro, sia per eventuali lauree magistrali che per trovare lavoro. In più, qui si trovano alcune delle università più rinomate d'Europa.

  • Come sei cambiata in queste settimane?

Ad oggi sono qui poco meno di un mese ma è davvero impressionante come io riesca già a notare dei cambiamenti: mi sento più matura, più responsabile, sicuramente più felice e anche più paziente. Se prima ero una studentessa comune con poca voglia di alzarmi dal letto la mattina, ora mi sveglio giornalmente alle 06:30 con, quasi sempre, un sorriso stampato sulle labbra pronta ad una nuova incantevole giornata con i bimbi. Sono anche meno schizzinosa: giocare in giardino tra pozze d'acqua e tanto fango è divertente, i vestiti poi si laveranno!

  • Cosa consiglieresti a chi vorrebbe intraprendere un’esperienza come la tua?

Sicuramente il primo è di essere pazienti: essere un Au-Pair è un esperienza fantastica, ma come la vita stessa non è fatta solo di momenti felici. Mi è capitato qualche volta di pensare al perchè io avessi fatto questa scelta, e che magari non fosse quella giusta. Ma ad oggi posso dire che lo è. Un altro consiglio che posso dare è quello di non chiudersi in se stessi: non siate delle semplici "babysitter"! Siate dei membri della famiglia, siate un punto di riferimento per i piccoli, una loro amica e la loro sorella maggiore. Passate del tempo con la vostra host family e cercate di vivere al meglio tutto il tempo che avete, viaggiando e conoscendo nuove persone. Sarà tutto ricambiato in esperienza e ricordi felici. Per chi invece volesse imparare il tedesco consiglio tanto impegno e costanza nello studio. E se vi è possibile, seguite un corso: ce ne sono tanti organizzati dallo stato stesso, e le informazioni su iscrizione e costi sono facilmente reperibili su internet.

  • Ad oggi quali sono le tre cose più importanti che hai imparato?

Prima fra tutte che il metodo di educazione che si utilizza qui è migliore: niente ipad, nessun telefono e niente TV, giocattoli in legno e, ogni volta che il tempo lo permette, passeggiate all'aperto. Così hanno cresciuto due bambini incantevoli, rispettosi e con un'educazione impeccabile. A mie spese, che quì la puntualità viene prima di tutto: non arrivate mai in ritardo a un appuntamento in Germania, non sapete cosa vi attende! Per ultimo, che a differenza di ciò che tutti pensano, viaggiare da soli è fantastico! Non mi sono mai sentita sola un minuto, e ho più tempo per far ciò che più mi piace.

  • Progetti per il futuro?

Finire la triennale a Cagliari continuando a viaggiare e iscrivermi alla specializzazione/magistrale in un'univerità in Europa, non so ancora in quale paese, nè in quale ramo. Si vedrà in futuro, dove mi porterà il cuore: per ora l'idea di rimanere in Germania non è da scartare. E poi logicamente viaggiare, viaggiare e viaggiare ancora!

Un in bocca al lupo speciale sorellina

Affinchè possa realizzare tutti i sogni e i desideri

Determinata e positiva

Come sempre

Io sono qui a fare il tifo per te!

Ginevra ti aspetta a braccia aperte...

Ginevra & Wangen im Allgäu, 02.04.2017

Cinzia & Francesca

Giulia, futura dottoressa madrileña

Con grande sorpresa e piacere 

"CASTEDDU Abroad"

continua a crescere.

Tanti amici e conoscenti sardi

hanno accettato la proposta di parlare di loro

delle loro esperienze

universitarie e professionali

in giro per il mondo

con l'obiettivo di dare forza e coraggio

ma soprattutto utilissimi consigli

derivanti dal racconto della propria esperienza

a chi rimanda il sogno di una vita:

abbandonare le certezze

e partire all'avventura!

Oggi sarà Giulia

a raccontarci i suoi ultimi 7 anni all'estero

tra Romania e Spagna

ma soprattutto nella bellissima Madrid

città che ci ha fatto conoscere

tramite una carissima amica in comune

sarda anche lei

che come noi ha studiato in Spagna

e che da allora ha girato mezzo mondo.

Silvietta sarai forse tu la prossima a raccontarci la tua esperienza?

  • Cara Giulia, parlaci un po' di te... Ciao a tutti. Sono una ragazza sarda di 25 anni, al quinto anno dell'Università di Medicina di Madrid e... sono una grande appassionata di viaggi!

  • Facciamo un passo indietro. Ci racconteresti quando e perché hai scelto di partire? Appena finito il liceo nel 2010, a 18 anni, avevo le idee chiare sul fatto di voler studiare medicina. D'altra parte non avevo mai preso in considerazione l’idea di lasciare Cagliari e tanto meno di studiare all’ estero. Ho avuto la fortuna sin da piccola di poter viaggiare molto, senza dubbio i viaggi erano e sono tutt’ ora una delle mie grandi passioni. Ma mai e poi mai  mi sarei immaginata una vita fuori da Cagliari, lontano dalla mia famiglia e dalle mie amicizie. Il primo anno, non ho avuto la possibilità di studiare Medicina a Cagliari, ma ho avuto l’opportunità di studiare Odontoiatria a Madrid. Inizialmente non volevo partire: non mi sentivo pronta, né matura, né preparata. Poi mi sono lanciata in questa nuova esperienza: nuova vita, nuovo Paese, nuova lingua, nuova gente e nuova università. Non è stato facile all’inizio, avevo molta nostalgia di casa, mi mancava la mia famiglia, i miei amici. Con i mesi ho iniziato ad abituarmi a questa nuova vita ma nel fondo non ero pienamete soddisfatta perchè il mio sogno era studiare Medicina. Al terminare il primo anno di università nel 2011 mi trovo nuovamente davanti a un bivio: continuare Odontoiatria a Madrid o ritentare il test di Medicina a Cagliari? Questa seconda opzione era il mio sogno da sempre, ma dopo essere stata un anno lontana da casa, ad arricchirmi di esperienze, crescere come persona, avevo capito che tornare alla vita di sempre non era più la priorità. Mi si propose una nuova sfida, iniziare medicina a Timisoara, in Romania. Spaventata ma contenta decisi di trasferirmi e iniziare lì. Dopo i primi 2 anni ero soddisfattissima dell’università, della vita, delle nuove amicizie, ma mi trasferii nuovamente a Madrid per continuare i miei studi. Non è stata una mia scelta diretta partire, è stata la mia grande opportunità e per fortuna l’ho accolta e non potrei esserne più felice oggi!!

  • Quali sono state le paure prima della partenza e quali nuove paure ti assalgono ora? Quando sono partita avevo milioni di paure. Paura di non farcela, paura di dover mollare tutto, di non imparare la lingua, di non farmi capire e non capire, di non essere all’altezza di passare gli esami, di stare lontano dalla famiglia, di perdere le amicizie. Ora non ho paura, sono contenta e felice della vita che ho! Quando ti metti alla prova una e più volte viaggiando, vivendo all’ estero, acquisisci un’ elasticità mentale che vivendo chiuso nel tuo piccolo mondo neanche puoi immaginare.

  • Sei partita sola o in compagnia di qualcuno? Sono partita sola tutte le volte ed è stata una fortuna. Essendo solo ti apri molto di più agli altri e alle nuove esperienze.

  • Perché hai scelto Madrid? Di cosa ti occupi? Madrid è stata un’opportunità non una scelta, così come Timisoara. Madrid però mi rubò il cuore e sono dovuta tornare! Chi è stato a Madrid capisce quando sia incantevole questa grande città.

  • La tua famiglia e i tuoi amici cosa pensano della tua partenza? Mia mamma è stata la persona che fin dall’ inizio mi ha spinta a partire, incoraggiandomi in tutti i modi, colei che ha sempre creduto in me. Senza di lei nulla sarebbe stato possibile. Le mie amiche inizialmente non erano troppo entusiaste, ma a 18 anni non vedi a lungo termine, solo vivi il momento e non ci volevamo separare. Con il tempo, stando lontano, ho capito quali sono i veri amici e quali no.

  • Come sei cambiata in questi anni? Sono cambiata molto. Senza dubbio sono cambiata perché tra i 18 anni e i 25 c’è un mondo di mezzo, ma l'esperienza all'estero mi ha cambiata molto al di là di tutto. Mi sento più sicura, più aperta, più socievole. Ero molto più timida e chiusa ma quando parti solo non hai altra scelta che aprirti al nuovo mondo.

  • Un incontro speciale che vuoi condividere. Il mio ragazzo, è del sud della Spagna e ci siamo conosciuti a Madrid. E' una persona meravigliosa! Mi sento molto fortunata ad averlo incontrato e a sapere di poter fare affidamento su di lui.

  • Ad oggi quali sono le tre cose più importanti che hai imparato? Se hai un obiettivo, un sogno, non ti scoraggiare mai finchè non lo raggiungi. Non ti far abbattere né spaventare dalle difficoltà. Si vive una volta sola, approfitta perché alcuni treni passano una volta sola.

  • Cosa consigli a chi vorrebbe intraprendere un' esperienza come la tua? Fai la valigia e parti, se stai a casa ci pensi, ci ripensi, non ti deciderai e ti farai scoraggiare dalle difficoltà. È normale avere paura all’inizio ma i viaggi si convertono in una “droga” e quando vedi come le nuove esperienze ti arricchiscono come persona, non vedrai l’ ora di metterti nuovamente alla prova.

  • Progetti per il futuro? Tanti e nessuno in concreto. Se tutto va come previsto mi laureo tra un anno e poi deciderò dove fare la scuola di specializzazione. La Spagna mi piace molto e forse resterei qua. In realtà mi piacerebbe potermi trasferire a Londra, ma per ora resto qua a Madrid e spero di potermi togliere qualche capriccio con qualche viaggetto qua e là!

Giuli non posso che farti i miei più cari Auguri

e sperare di rivederti a Cagliari

visto che l'ultima volta è stata 

nella tua amatissima Gran Via

durante i nostri weekend di shopping e sangria

piuttosto che nella città che ci ha viste crescere.

A prestissimo...

Ginevra & Madrid, 27.03.2017

Cinzia & Giulia 

Direttamente dalla Big Apple, Enrica

Cari amici e amiche sarde

attualmente all'estero

per motivi di studio, lavoro, volontariato

ragazze aupair o tirocinanti

giovani e meno giovani

in giro per il mondo 

per un anno sabbatico

o chissà per quale altro motivo 

Scrivetemi!

Sarò felice di parlare di voi nel mio blog

nella nuova pagina dedicata unicamente a voi:

"CASTEDDU Abroad"

Oggi vi parlerò di Enrica

una mia compaesana

la sorella di una delle mie più care amiche

con la quale condivido le mie due più grandi passioni

viaggiare e mangiare 

Io vi parlo delle mie esperienze in giro per l'Europa

Lei?

Vi farà fare un "Tour nei luoghi felici del cibo"

  • Cara Enrica, parlaci un po’ di te… Allora... sono Enrica (come mi chiamava mamma quando da piccola la facevo arrabbiare), sono una microbiologa, ho (ahimè) quasi 33 anni e ora mi trovo a New York.

  • Facciamo un passo indietro. Ci racconteresti quando e perché hai scelto di partire? Da quando ero iscritta alla Specialistica ho iniziato a lavorare come impiegata in uno studio di radiologia. Lezioni di mattina e lavoro di sera. Poi, dopo la laurea, tirocini la mattina e lavoro la sera. Poi... è arrivata la Specializzazione: cinque anni di sangue e sudore cercando di giostrarmi tra studio, laboratorio e lavoro. Una volta che è finito tutto, non potevo stare con le mani in mano, ma soprattutto non volevo arrendermi al fatto di aver sprecato 13 anni della mia vita dietro i libri senza provare nemmeno a crescere. Un fidanzato appena dottorato, mesi di burocrazia e ansie a non finire, ed eccoci qua.

  • Quali sono state le paure prima della partenza e quali nuove paure ti assalgono ora? Le paure prima della partenza c'erano, eccome! Lasciare tutto (tutti soprattutto), non essere all'altezza, perdere quasi tutte le certezze. "Quasi" perché la mia certezza si sveglia accanto a me tutte le mattine. Ora le mie paure sono focalizzate su quello che abbiamo lasciato: tutti i nostri affetti. La paura più grande è quella di non essere lì nei momenti importanti delle persone che amiamo e pensare che il tempo passi anche senza di noi...

  • Sei partita sola o in compagnia di qualcuno? Tecnicamente sono partita sola, ma solo per problemi di carattere burocratico. Stefano mi ha aspettata a New York per tre mesi e ha predisposto tutto per la nostra vita insieme qui... ed è stato bravissimo!

  • Perché hai scelto New York? Di cosa ti occupi? Ho scelto New York perché già nel 2013 quando la visitai per la prima volta mi colpì per quello che poteva rappresentare: una rinascita, il reinventarsi. Non è tutto "vetro e cemento" come dice il mio papà. E' una città bellissima, che ogni giorno è in grado di regalare qualche scorcio bellissimo. Da questo punto di vista può essere paragonata alla nostra Cagliari. Anche se vivo lontana, sono sempre più convinta che Cagliari sia la città più bella del mondo! (Sospiro) Di cosa mi occupo? Sono "Post Graduate Student" alla Columbia University (la mia specializzazione italiana qui non è riconosciuta). Il nostro laboratorio studia virus tipicamente infantili come il morbillo e il virus parainfluenzale.

  • La tua famiglia e i tuoi amici cosa pensano della tua partenza? Ho ricevuto solo e soltanto sostegno e appoggio incondizionato. Tutta la mia famiglia mi ha spronata e appoggiata, addirittura i miei genitori, mia sorella e i miei zii hanno trascorso il Natale qui. Credo che questa sia stata la dimostrazione di quanto amore e sostegno possiamo ricevere nonostante la distanza. Gli amici sono sempre lì ad aspettarci e noi siamo sempre qui ad aspettare loro. (Sospiro)

  • Come sei cambiata in questi mesi? In questi mesi non credo di essere cambiata tanto. Continuo a parlare nel sonno quando sono stanca. Continuo a crollare improvvisamente. Continuo ad avere la lacrima facile e ad essere un'inguaribile sognatrice. A dire la verità mi sono scoperta timida e riservata. Timida e riservata, io??? Ebbene sì, mi chiedo ancora come sia possibile!

  • Un incontro speciale che vuoi condividere.  Un incontro speciale? Non ci siamo conosciute a New York ma grazie a New York. Io e la mia amica Chiara ci siamo conosciute quando Stefano e Tomas erano qui e noi eravamo in Sardegna. Siamo diventate amiche e non ci siamo più lasciate. Adesso siamo tutti e quattro nella stessa città per fortuna!

  • A oggi quali sono le tre cose più importanti che hai imparato? Ho imparato che i legami tra le persone non conoscono tempo o distanze. Ho imparato che anche dopo una giornata infernale comunque torni a casa: il tuo regno, il tuo nido, il tuo microcosmo felice. Ho imparato (ma forse l'ho sempre saputo) che Cagliari sia la città più bella del mondo! (Sospiro)

  • Cosa consigli a chi vorrebbe intraprendere un’esperienza come la tua? Cosa consiglio? Di ascoltare tutti i consigli e suggerimenti possibili ma poi di lasciarsi guidare solo dal proprio cuore e dal proprio istinto. Non sarà tutto rose e fiori, ma come sarebbe vivere nel rimpianto di non averlo fatto per paura? Per il resto, prima della partenza preparate grandi scorte di cibo da mettere in valigia!

  • Progetti per il futuro? Non mi dispiacerebbe reinventarmi... del resto siamo nella città dove tutto è possibile! Chi lo sa? Intanto io continuo a coltivare la mia passione per i "luoghi felici del cibo".

  

Grazie Enricotta!

 Mentre leggevo la risposta alla quarta domanda 

occhi lucidi

e un boom di emozioni!

Grazie per avermi fatta sognare 

per il tempo e i bei pensieri

ma soprattutto

CONGRATULAZIONI

per tutta la forza, il coraggio,

la buona volontà, la determinazione, 

la fatica, i sacrifici, 

la passione che dimostri per il tuo lavoro.

In bocca al lupo per tutto!

Ginevra & New York, 16.03.2017

Cinzia & Enrica

Valentina, studentessa a Montpellier (Francia)

Oggi voglio inaugurare una nuova pagina all'interno del mio blog

"CASTEDDU Abroad"

dedicata a tutti gli amici sardi

che si trovano al di fuori della nostra amata isola

come me

per motivi di studio, lavoro 

o chissà per quale altra ragione.

Voglio iniziare questo nuovo progetto 

parlandovi di Valentina

la mia prima compagna di viaggio

coinquilina per dieci mesi

in Erasmus

a Canterbury 

al sud di Londra.

  • Cara Valentina, parlaci un po’ di te… Salve a tutti! Che dire di me? Ho 24 anni (quasi 25 ma meglio non pensarci!), mi sono laureata in Relazioni Internazionali a Cagliari e sono sempre stata affascinata dall’incontro tra culture diverse. La mia adorata Isola mi è, purtroppo, sempre stata un po’ stretta, perciò dopo aver passato 10 mesi di Erasmus in Inghilterra, da ormai più di un anno mi trovo nel sud della Francia, a Montpellier, dove ho lavorato come ragazza alla pari, ho svolto un tirocinio e dove ora sto proseguendo gli studi. Come dice mia madre, sono “la ragazza con la valigia sempre pronta”.

  • Facciamo un passo indietro. Ci racconteresti quando e perché hai scelto di partire? Allora, come dicevo, sono sempre stata interessata dall’idea di partire, esplorare, viaggiare. La prima volta che ho chiesto ai miei genitori di poter partire all’estero da sola avevo 16 anni e volevo partecipare al programma di scambio “Intercultura” per passare un anno negli States o in Australia. Purtroppo i miei genitori al tempo non me lo permisero, ma credo che sia stato il vero e proprio momento in cui ho promesso a me stessa che prima o poi avrei fatto un’esperienza del genere. La prima partenza effettiva è stata nel 2013, quando ho finalmente realizzato il sogno di partire in Erasmus in Inghilterra, a Canterbury. Avevo voglia di confrontarmi con culture diverse e di mettermi alla prova sotto tanti punti di vista. Volevo provare a me stessa che potevo cavarmela da sola anche in un paese straniero. È un po’ difficile spiegare esattamente cosa mi abbia spinto a partire, forse il desiderio di scoprire cosa ci fosse oltre i confini della Sardegna e dell’Italia. Volevo uscire dalla mia “comfort zone”, era una sorta di sfida con me stessa.

 

  • Quali sono state le paure prima della partenza e quali nuove paure ti assalgono ora? Prima della partenza Erasmus il mio stato d’animo oscillava tra la sovreccitazione e gli attacchi d’ansia! Da un lato non vedevo l’ora di partire, le mie aspettative erano alle stelle, mentre dall’altro non riuscivo a non chiedermi “Ce la farò?”, “Sarò davvero capace di cavarmela da sola, lontana da casa e senza sapere bene la lingua?”, “Ho sognato questo momento per tanto tempo, e se dovessi rimanere delusa?”. Dopo questa prima esperienza devo dire che il mio approccio a un lungo viaggio è cambiato molto. Ora mi faccio molte meno “paranoie”, per così dire, e non mi spaventa più l’idea di confrontarmi con una cultura e degli stili di vita diversi, anzi mi emoziona. Naturalmente, come per tutte le nuove esperienze, all’inizio la paura di “non essere all’altezza della situazione” è sempre presente, ma ho imparato a reagire positivamente.

 

  • Sei partita sola o in compagnia di qualcuno? In Erasmus sono partita con una certa Cinzia Cadeddu, la conosci? :-P Ricordo quanto, dopo esserci incontrate, l’idea di partire insieme a qualcuno che parlasse la mia stessa lingua e che venisse dalla mia stessa realtà (e che quindi potesse capirmi, in tutti i sensi) mi abbia aiutato a sentirmi molto più sicura. Quando invece ho deciso di partire in Francia come ragazza alla pari, per imparare la lingua, sono partita da sola.

 

  • Perché hai scelto Montpellier? Di cosa ti occupi? Come dicevo, il mio obiettivo principale era imparare il francese, ma la scelta della città non è stata casuale. Avevo una predilezione particolare per Montpellier per un motivo semplice, il mio ragazzo, francese, stava studiando in questa città. Dalla prima volta che son venuta qui in vacanza mi sono innamorata di questa piccola città, sarà che per certi versi mi ricorda Cagliari! C’è da dire che ho avuto anche molta fortuna, infatti, quando ho deciso di buttarmi nell’esperienza “Au Pair”, sono entrata subito in sintonia con una famiglia (con la quale poi ho vissuto 5 mesi) che ho scoperto abitare a 15min da Montpellier. Seguendo un corso di francese, ho avuto la possibilità di conoscere l’ambiente universitario e i vari corsi, alcuni tra i quali mi hanno interessato sin da subito e mi hanno spinta a restare qui. Infatti, ora sto continuando gli studi nella facoltà di Lingue Straniere Applicate, dove seguo (tra gli altri) i corsi di traduzione, marketing e geopolitica.

 

  • La tua famiglia e i tuoi amici cosa pensano della tua partenza? I miei amici sono sempre stati un supporto, fortunatamente sono quelle classiche persone che puoi non vedere per mesi e mesi ma che poi, alla prima rimpatriata, ti fanno sentire come se non fosse passato neanche un giorno. Anche la mia famiglia mi ha sempre supportato. Per loro è un po’ più difficile accettare l’idea che la loro “bambina” viva lontano, ma sanno che per ora questo è quello che mi rende felice e quindi mi sostengono sempre e comunque, in ogni modo possibile.

 

  • Come sei cambiata in questi mesi? Bella domanda! Credo che la differenza principale stia nel fatto che mi sento molto più indipendente e sicura di me. Ora so che posso cavarmela in tante situazioni diverse e mi sento una persona più decisa. Ho incontrato e instaurato ottimi rapporti d’amicizia con persone provenienti letteralmente da ogni parte del mondo e ognuna di loro mi ha “lasciato” qualcosa. Per qualcuno queste cose suoneranno un po’ cliché probabilmente, ma posso assicurare che è così!

 

  • Un incontro speciale che vuoi condividere. Devo sceglierne solo uno?? Beh, ho incontrato il mio attuale ragazzo in Erasmus. Io italiana, lui francese, dopo aver scoperto di esserci “frugati” i profili Facebook a vicenda poco prima della partenza (assolutamente per caso), la fortuna ha voluto che una volta in Inghilterra ci ritrovassimo ad abitare nella stessa accomodation. Da lì è stato quasi un colpo di fulmine, e ora, dopo 3 anni e mezzo, stiamo ancora insieme… in un’altra nazione! Ma mi si scioglie il cuore anche a pensare all’incontro con le mie coinquiline Erasmus, Clara e Marta, che tuttora sono per me come delle sorelle, o a quello con Julia, una mia attuale compagna di classe che mi sembra ormai di conoscere da sempre! Ce ne sarebbero talmente tanti da raccontare. 

 

  • A oggi quali sono le tre cose più importanti che hai imparato? Ho imparato che da ogni esperienza puoi trarre qualcosa di buono, anche quando sembra tutto negativo: “Se non ti ha insegnato quello che vuoi, almeno ti ha insegnato quello che non vuoi”. Che bisogna cercare di essere più oggettivi riguardo al nostro Paese. Dopotutto l’Italia ha anche tante cose buone, e non siamo certo gli unici a essere disorganizzati. Che tanta gente all’estero ancora non sa dove sia la Sardegna!! Scherzi a parte, credo di aver imparato che è solo quando ti ritrovi da solo e lontano da casa che ti rendi conto di cosa sei veramente capace.

 

  • Cosa consigli a chi vorrebbe intraprendere un’esperienza come la tua? Se davvero volete farlo, buttatevi. Non mettetevi da soli i bastoni fra le ruote facendovi troppe domande perché in ogni caso, come ho detto prima, da ogni esperienza possiamo trarre qualcosa di buono. Naturalmente non bisogna pensare che partire sia solo gioie e divertimento, stare lontano vuol dire anche avere momenti di sconforto, periodi “no” che, a causa della distanza da casa, si faranno sentire in modo intenso. Ma ne vale la pena, tornerete a casa con quel qualcosa in più che penso sia impagabile. Cercate sempre di informarvi bene, magari chiedendo consigli a persone si sono già trovate in quella stessa situazione e che possano aiutarvi a farvi un’idea concreta di quello a cui andrete incontro, aiuterà a evitare delusioni. Infine, come avevano consigliato a me, “just go with the flow”, e le soddisfazioni e i ricordi che vi porterete dietro alla fine dell’esperienza saranno indimenticabili.

 

  • Progetti per il futuro? Per il momento il progetto a breve termine è di terminare gli studi e di capire bene quale direzione prendere dopo. Come al solito, tante idee e qualche volta confuse! In questo momento mi trovo bene in Francia ed ho buoni motivi per restare qui, tuttavia ammetto che non mi dispiacerebbe un giorno tornare in Sardegna. Dopotutto, viaggiare è stupendo, ma la nostra piccola golden cage rimarrà sempre la mia vera Casa.

Grazie Vale

e congratulazioni per tutto

per la determinazione e il coraggio

per la forza e la perseveranza.

Quel famoso Settembre 2013

non lo dimenticheremo mai

in modo diverso

ha cambiato per sempre il nostro futuro.

In bocca al lupo per tutto!

Ginevra & Montpellier, 09.03.2017

Cinzia & Valentina

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Cinzia Cadeddu

(cysmile13)

 

13/11/1990

Cagliari

 

Viaggiatrice

giorno e notte!!!

 

Attualmente a Ginevra,

dopo un anno in Francia,

uno in Spagna

e uno in Inghilterra.

 

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