RIFLESSIONI...IN AEREO
- Cinzia Cadeddu
- 17 dic 2014
- 5 Min. de lectura
Speravo di scrivere con più costanza, purtroppo però il tempo per far tutto quello che vorrei non è mai abbastanza. Ormai hanno inventato tutto, o quasi: quanto dovrò aspettare per comprare giornate da più di 24 ore!?? Non è sicuramente cosa facile.
Sto scrivendo dal già nono aereo che sto prendendo da quando è iniziata la mia esperienza Erasmus. Per la prima volta dopo neanche otto mesi sono tornata a casa, nella mia tanto amata terra sarda, ad abbracciare la mia adorata famiglia e i cari amici che mi sono sempre stati vicini durante questi mesi.
Tantissime sono le esperienze e i ricordi che mi porterò dietro. Non mi sento di dire che sia un’esperienza che mi ha cambiato la vita, ma senza ombra di dubbio mi ha aiutata a crescere e a guardare la vita in modo diverso. Per la seconda volta ho decido di lasciare l’Italia e vivere all’estero, da sola, senza i miei punti di riferimento di sempre. Sono figlia unica, figlia di due grandi lavoratori, che hanno sempre lavorato assieme dalla mattina presto alla sera tardi. Questo ha fatto sì che probabilmente crescessi prima del tempo, che fossi indipendente. Alcune volte non è stato facile, altre volte mi rendo conto che è stata una fortuna, perché se così non fosse stato, probabilmente non sarei la persona che sono oggi.
Nonostante sia figlia unica, nonostante i miei genitori non mi abbiano mai fatto mancare nulla, ho sempre capito l’importanza ed il valore dei soldi. Non ho mai preteso l’ultimo cellulare in commercio o la borsa griffata, tutte cose che sicuramente attirano il mio buon occhio, sarei ipocrita a dire il contrario. Tuttavia ho sempre preferito poter dimostrare a me e alla mia famiglia che tutto quello che più desidero posso ottenerlo con le mie forze. È per questo che a 17 anni ho deciso di trascorere tre mesi, liberi dagli impegni scolastici, lavorando. Era l’estate della quarta superiore, e lo ricordo come se fosse ieri. Mio padre era contrarissimo, da una parte preoccupato che alla vista dei primi soldi potessi mollare gli studi, dall’altra offeso e amareggiato che potesse mancarmi qualcosa. Mi ha tenuto il muso per diverso tempo, e così di nuovo quando, ripresa la scuola, decisi di lavorare in una pizzeria nelle ore serali per conciliare le due cose.
Non riusciva a concepire la mia scelta, si chiedeva probabilmente cosa mi facesse mancare. Solo col tempo, cappendo quale veramente fosse il mio “scopo”, riuscì ad accettare la mia scelta e soprattutto ad apprezzarla. Con i primi stipendi mi comprai delle belle scarpe, dei bei giubbotti, e iniziai a viaggiare. Mi piaceva potermi fare piccoli e grandi regali senza chiedere aiuto a nessuno. Per me era una grande soddisfazione, e presto lo è stato anche per i miei genitori. Conoscevo l’importanza e il valore dei soldi ancor prima di iniziare a lavorare, e non mi è stato difficile amministrarli. Quelle scarpe e quei giubbotti tanto costosi, che ora probabilmente hanno già 5 anni, li uso ancora con piacere e sono in perfette condizioni. Sono parecchio gelosa e attenta alle mie cose, e questo grazie al fatto che li ho acquistati con i soldi, che tanto mi sono sudata tra un esame e l’altro.
Ora ho 23 anni e posso dire che dai 17 non mi sono mai fermata di lavorare. Ho sempre lavorato a contatto col pubblico, e l’idea di lavorare in un ufficio sola con un computer mi rende claustrofobica. Ho fatto la commessa, la cameriera, la promoter, l’ hostess, la cassiera, la baby sitter, ho già cambiato tanti lavori, mi è capitato di farne due allo stesso momento, alcuni sono durati pochi mesi altri più di due anni. Quando si tratta di lavorare non mi tiro mai indietro.
Lavorare mi fa sentire viva, mi mette alla prova, mi fa conoscere tante persone, e soprattutto mi ha dato la possibilità di coltivare la mia più grande passione, viaggiare. Una passione, quasi ossessione. Prima ancora di fare un viaggio, penso al successivo, e più di una volta mi è capitato di acquistare più di un biglietto aereo nel giro di pochi giorni per diverse città europee. Le compagnie low cost sono la mia droga.
Ricordo che iniziai a lavorare per partire in Africa, mi sarei voluta regalare un mese di volontariato in Kenya. Ma purtroppo occorrevano molti più soldi di quanto pensassi, e tra corsi di preparazione, passaporto e vaccini ho dovuto a malincuore rimandare questo sogno. Non mi sono comunque data per vinta, e così terminata la scuola secondaria e avendo intrapreso un corso universitario che non si dimostrò il più adatto a me, decisi di prendere un volo di sola andata per l’Inghilterra. Io e due valigie. Ero appena tornata da un viaggio a Venezia, Schio, Verona, Brescia e Milano con il mio fidanzato di allora, quando tornata in Sardegna mi resi conto che il mio futuro non sarebbe stato da ingegniera. Non sapevo esattamente cosa volessi, ma piuttosto che stare a casa con mamma e papà a non far nulla, decisi di andare contro tutto e tutti a vivere all’estero, a Londra. Era la meta tanto amata dai giovani, dove nonostante i suoi ormai superati 10milioni di abitanti, mi sentii sempre a casa, perché invasa da giovani italiani. Ancora una volta feci in modo di essere del tutto indipendente, e cercai giorno e notte per due mesi la soluzione migliore. Google da una risposta a tutto, e anche quella volta fu così. Trovai una famiglia italiana non lontana dal centro di Londra che cercava una ragazza (italiana) che potesse vivere nella loro abitazione per 4 mesi, che facesse da babysitter ai loro due bambini. Sembrava la soluzione migliore per me, e così testarda come sempre, pur contro i miei genitori e contro colui che era il mio fidanzato, presi il volo, sola soletta con le mie due valige, per quella bellissima, e allo stesso tempo sconosciuta città, London. Esperienza unica, che ripeterei assolutamente: una famiglia deliziosa e due bambini vispissimi e dolcissimi allo stesso tempo. Tornando indietro probabilmente valuterei bene la scelta della nazionalità della famiglia, solo per il fatto che ovviamente, nonostante frequentassi una scuola di lingua inglese, non tornai con il livello di inglese che avrei voluto raggiungere.
Tornata di nuovo in Italia, la voglia di viaggiare cresceva di giorno in giorno. Decisi di riprendere gli studi, e Scienze Politiche – Relazioni Internazionali fu la mia scelta ultima. Già al primo anno feci domanda Erasmus, e grazie ad una buona media e avendo superato tutti gli esami, mi venne data la possibilità di partire nella primà città che avevo scelto, Bristol, ancora una volta in UK. Mi resi conto che probabilmente stavo tirando un po’ troppo la corda, così per il bene della “coppia” decisi di rinunciare, con la speranza di avere altre occasioni in futuro. Non mancarono tuttavia i viaggetti, Barcellona, Parigi, Bruxelles, Istambul, Ankara, Izmir, Efeso, e tante altre piccole città in Turchia e nel nord Italia, e ancora Londra, Edimburgo, Canterbury, Praga, Budapest.
L’occasione Erasmus si è ripresentata, o meglio, ho fatto sì che si ripresentasse, ed eccomi qui ora diretta per l’ennesima volta a Londra, e poi a Canterbury, dove trascorrerò il mio ultimo mese di Erasmus, per poi trascorrere una settimana in Norvegia, e qualche giorno in Francia e ad Amsterdam… e infine tornare, per la felicità di mia mamma, in Sardegna, dove detto tra noi spero di trascorrerci solo due mesi estivi e ripartire chissà dove con un biglietto di sola andata.
Un grazie di cuore va alla mia famiglia, a mia madre e mio padre in primis, che mi sono sempre stati vicini e non mi hanno mai fatto mancare niente.

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